Aborto, la proposta di FI: mille euro al mese alle neomamme per ridurre le interruzioni di gravidanza

Aborto, la proposta di FI: mille euro al mese alle neomamme per ridurre le interruzioni di gravidanza
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La Stampa INTERNO

Una somma di mille euro al mese, fino al compimento del quinto anno del bambino, come «reddito di maternità»: è quanto prevede un disegno di legge del capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri, con l'obiettivo di sostenere le donne che ricorrono all'aborto per ragioni di carattere economico. «Al fine di ridurre le richieste di interruzione della gravidanza motivate dall'incidenza delle condizioni economiche», si legge nel ddl in due articoli, visionato da LaPresse, è istituito il «reddito di maternità» che costituisce un beneficio economico, su base mensile, concesso su richiesta alle donne cittadine italiane residenti che si rivolgono ad un consultorio pubblico o ad una struttura socio sanitaria a ciò abilitata dalla Regione, o a un medico di sua fiducia». (La Stampa)

La notizia riportata su altri giornali

Mille euro il mese, fino al compimento del quinto anno del bambino, come " reddito di maternità": è quanto prevede un disegno di legge del capogruppo di Forza Italia al Senato Maurizio Gasparri, con l'obiettivo di sostenere le donne che (Secolo d'Italia)

Euro al mese fino ai 5 anni del bambino: il piano di Forza Italia che fa discutere sull’aborto Di (Orizzonte Scuola)

La provocazione di Forza Italia: mille euro di “reddito di maternità” a chi rinuncia ad abortire

L'obiettivo dichiarato del senatore, non nuovo a iniziative antiabortiste, è sostenere le donne che ricorrono all'aborto per ragioni di carattere economico e indurle a ripensarci. "Al fine di ridurre le richieste di interruzione della gravidanza motivate dall'incidenza delle condizioni economiche", si legge nella proposta di legge in due articoli – di cui dà notizia LaPresse – è istituito il “reddito di maternità” che costituisce “un beneficio economico, su base mensile, concesso su richiesta alle donne cittadine italiane residenti che si rivolgono ad un consultorio pubblico o ad una struttura socio sanitaria a ciò abilitata dalla Regione, o a un medico di fiducia”. (la Repubblica)