Dalla Cina all'Esquilino con furore (e amore). Mainetti: "Ferilli, Giallini e il kung fu: i segreti della Città Proibita"

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L'anima di Roma dentro l'enclave cinese (e multietnica) dell'Esquilino: due ristoranti - da Alfredo e La Città Proibita, amatriciana e noodles - che sono alfa e omega di un film action, "de botte e de kung fu" avremmo sentito dire davanti ai cinema degli anni Settanta. Ispirazione Bruce Lee, con una giovane donne - l'incredibile stunt e attrice cinese (protagonista dell'action movie di Mulan di Disney) Yaxi Liu - e un cuoco romano capace - in un mondo di presunti duri - di giocarsi il superpotere della fragilità (Enrico Borello, bravissimo). (ilmessaggero.it)

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Dopo la meraviglia di Lo chiamavano Jeeg Robot (2015), quando sperimentò con successo il cinecomic all’italiana riempiendosi di David di Donatello, e il mezzo flop di Freaks out(2021), mega produzione su diversità e superpoteri in epoca nazista, Gabriele Mainetti lo rifà: osa. (Panorama)

"Il cinema di genere in Italia non si fa più". Vero, come tendenza almeno, ma come tutte le frasi assolute non è mai vera del tutto. Il cinema di genere in Italia si fa sempre meno e le spiegazioni sono tante e sono relative al pubblico e alle sue caratteristiche, ai costi che servono per poter creare qualcosa di un certo livello e alla mentalità dei nostri creativi. (Movieplayer)

Un film di Mainetti in purezza, insomma, un kung fu movie “attavolato” perché ambientato soprattutto in due luoghi iconici della Capitale: un lussuoso/tenebroso ristorante cinese e una trattoria popolata da maschere ineffabili della romanità più smaccata. (ilmattino.it)

"La chiamavano la città proibita". Un'opera che Mainetti ha definito la sua "lettera d'amore per Roma", nelle sale dal 13 marzo. (ilmessaggero.it)

L'8 marzo a Villa Borghese, a Roma, in occasione della Giornata internazionale della Donna e dell'uscita de La Città Proibita, nuovo film di Gabriele Mainetti, si è tenuto un evento dedicato alla difesa personale, in cui il cinema ha incontrato la determinazione e la consapevolezza. (Corriere TV)

Ci meritiamo Gabriele Mainetti. Noi, la gang di Nocturno, ce lo meritiamo senza dubbio. Perché Gabriele è uno di noi, è nocturniano di lungo corso: ebbe a dirmelo lui stesso, in totale, spontanea franchezza, quando ci incontrammo per la prima volta anni fa, dietro le quinte del Bifest. (Nocturno)