Tira una brutta aria da anni di piombo
Illustre Direttore Feltri, il diritto di manifestare è sacro, ma le immagini sporche di rosso sangue di Meloni, Bernini e Valditara non le comprendo. Perché tanto odio e tanta violenza? Benedetta Perego Dobbiamo prendere atto di un fenomeno che stiamo sottovalutando pericolosamente: le manifestazioni diventano sempre più violente, sia quelle settimanali dei cosiddetti pro-Pal, sia quelle occasionali degli studenti. (il Giornale)
Ne parlano anche altri media
"Non sono state manifestazioni di protesta. Ma attacchi ai limiti dell'eversione, violenti, ingiustificabili". (La Provincia di Cremona e Crema)
E’ partito da piazza XVII Dicembre, accanto a Porta Susa, il corteo degli studenti medi per il “No Meloni day” che si sta svolgendo in 35 città italiane per protestare contro il governo. (La Repubblica)
Quindi l'intervento deve essere rapido, efficace. "Ho visto come è nato il terrorismo, proprio anche a Torino: hanno iniziato così, prima si incita alla rivolta, poi si aggrediscono i poliziotti, poi si fa il gesto della P38 per strada e poi però si spara. (L'HuffPost)
«Cosa sarebbe accaduto se ad essere esposte in quel modo e con quei termini fossero state le immagini di Boldrini, Schlein e Fratoianni? Si sarebbe parlato di allarme fascismo»: lo sottolinea Vittorio Feltri, denunciando la deriva delle manifestazioni di piazza contro il governo, in particolare a Torino, dove è comparso anche l’agghiacciante gesto della P38. (Secolo d'Italia)
Gli agenti feriti a Torino e i fantocci dei ministri a fuoco. Il minuto di rumore "per Giulia Cecchettin, per tutte le donne uccise brutalmente e contro la repressione di questo governo". (QUOTIDIANO NAZIONALE)
Tra i tanti gesti brutti e da condannare compiuti nei cortei di ieri per il cosiddetto “No Meloni day”, in particolare in quello di Torino, si è rivisto “quel” gesto: l’indice e il medio della mano uniti, il pollice aperto a simboleggiare una pistola, la Walther P38 appunto, arma prediletta dall’estremismo rosso negli anni 70 del secolo scorso. (Avvenire)