Hamilton deluso in Arabia Saudita: "Non posso prendermela con la macchina, ma il problema sono io"
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Un weekend difficile, quello di Lewis Hamilton a Gedda, dove il sette volte campione del mondo ha concluso il Gran Premio dell’Arabia Saudita nella stessa posizione da cui era partito: settimo. Un risultato che, seppur dignitoso, lascia trasparire tutte le difficoltà del pilota britannico nell’adattarsi alla nuova monoposto, un problema che ormai si protrae da diverse gare e che sembra lontano dall’essere risolto.
Nonostante un duello vivace con Lando Norris, durato tre giri e culminato con il sorpasso sulla Williams di Carlos Sainz – che in qualifica lo aveva preceduto – Hamilton non è riuscito a imporsi in modo significativo. Quel breve guizzo, però, non è bastato a risollevare una gara altrimenti opaca, nella quale il pilota della Ferrari ha faticato a mantenere il controllo dell’auto, lamentando un fastidioso sottosterzo già nel primo stint. "Praticamente scivolavo ovunque", ha confessato, sottolineando come le monoposto ad effetto suolo non siano affatto nelle sue corde.
A differenza di Charles Leclerc, capace di portare la Ferrari sul terzo gradino del podio nonostante le gomme dure nel finale – una scelta che ha impedito a Norris di avvicinarsi sfruttando il DRS – Hamilton ha accumulato un distacco di sei decimi in qualifica e ben trenta secondi in gara rispetto al compagno di squadra. Un gap che, come ha ammesso lo stesso pilota, non è imputabile solo alla vettura. "Non posso prendermela con la macchina", ha dichiarato, riconoscendo che la responsabilità è anche sua.
Fred Vasseur, team principal della Ferrari, ha ribadito che serve tempo perché Hamilton trovi la giusta sintonia con la monoposto, ma ha anche sottolineato l’importanza di una maggiore costanza da parte del britannico. Quello che emerge, insomma, è un problema bilaterale: da un lato, la Ferrari deve mettere a disposizione un’auto più adatta al suo stile di guida – non così diverso da quello di Leclerc – dall’altro, Hamilton deve riuscire a trovare quella continuità che finora è mancata.