L'industria fashion globale sarebbe pronta ad aumentare i prezzi dei prodotti per compensare l'aumento dei salari dei lavoratori del Bangladesh

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Whoopsee ESTERI

Continuano le proteste dei lavoratori dell’industria tessile in Bangladesh, che chiedono salari più equi e 3 volte superiori ai compensi attuali. Secondo quanto riportato da MF Fashion, nel paese dell’Asia Meridionale, l’industria dell’abbigliamento confezionato rappresenterebbe quasi il 16% del PIL, con oltre 3500 fabbriche che rifornirebbero molti nomi di spicco del panorama fashion, tra cui Levi’s, H&M, Gap e Patagonia (Whoopsee)

Se ne è parlato anche su altri media

Tutto è iniziato circa un mese fa con la richiesta di migliori condizioni salariali da parte delle operaie del settore tessile, ma la situazione si è velocemente deteriorata, con scioperi e manifestazioni repressi con la forza dalla polizia. (fashionmagazine.it)

Dacca (Agenzia Fides) - Già dieci anni fa, nel 2014, un documentario del quotidiano inglese “Guardian", dal titolo "The shirt on your back" spiegava con parole e immagini il costo umano di una maglietta di cotone, fabbricata in Bangladesh, ripercorrendo a ritroso tutta la filiera della cosiddetta "fast fashion industry", l'industria di abbigliamento basata sul consumo, cresciuto vertiginosamente negli ultimi anni nei paesi occidentali. (Fides)

Di Alberto Galvi – I leader sindacali hanno espresso preoccupazione per il fatto che le sue parole avrebbero potuto provocare ulteriore violenze da parte della polizia e delle forze di sicurezza. (Notizie Geopolitiche)

Il Bangladesh è uno dei paesi in cui il problema stipendi è particolarmente sentito: grazie agli ultimi provvedimenti dello Stato, gli operai delle fabbriche del fast fashion guadagneranno circa $113 al mese, una cifra che però non raggiunge i $210 mensili richiesti dei sindacati locali e che risulta ancora insufficiente per resistere al costo della vita che anche in Bangladesh diventa sempre più alto. (nss magazine)

Dhaka (AsiaNews/Agenzie) - La prima ministra del Bangladesh, Sheikh Hasina, ha rifiutato di concedere ulteriori aumenti salariali dopo le proteste dei lavoratori e delle lavoratrici delle fabbriche tessili che hanno chiesto quasi il triplo del salario scontrandosi nei giorni scorsi anche con la polizia, mentre questa mattina sono state chiuse 150 fabbriche “a tempo indeterminato”. (asianews.it)

"Il Comitato per la stabilizzazione dei tecnici al Sud esprime, ancora una volta, tutto il proprio stupore e il proprio rammarico rispetto all’atteggiamento che il Governo continua ad avere nei confronti di una questione così delicata ed attuale. (Corriere di Lamezia)