Senza il blocco occidentale (di A.L. Somoza)
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Pare difficile anche solo da immaginare, una geopolitica mondiale senza la centralità del blocco occidentale. Eppure, l’insieme dei Paesi che definiamo “occidentali” agisce in modo coordinato soltanto dalla fine della Seconda Guerra mondiale: fino ad allora, questi Stati si erano spesso ritrovati su fronti politico-militari opposti. Basterebbe questo a dimostrare come sia una forzatura storica interpretare in chiave valoriale e assoluta un concetto – quello di Occidente, appunto – che è storicamente labile e frutto di equilibri definitisi solo a metà Novecento (L'HuffPost)
Se ne è parlato anche su altri giornali
È ormai in atto un saccheggio del vocabolario da parte di giornalisti, accademici e politici per descrivere, in un clima emotivo che si avvicina sempre più ai toni di uno psicodramma collettivo, la situazione in cui – a detta di costoro – si troverebbero imbrigliati l’Occidente, i suoi valori e i suoi modelli, sia istituzionale che culturale. (Inside Over)
Dopo lo spettacolo rivoltante offerto al mondo civile dalla Casa Bianca venerdì sera, è urgente che leader politici ed elettori prendano atto della nuova realtà. L'ordine internazionale che ci ha accompagnato per più di settanta anni non esiste più, e il cambiamento storico che vediamo dispiegarsi in tempo reale influenzerà ogni aspetto del nostro quotidiano, compreso il tenore di vita. (substack.com)
sabato 1 Marzo 2025 “Non ci sono più alibi nè scusanti. L’Unione europea da oggi può contare solo sulle proprie forze. Questo non vuol dire non riconoscersi nell’alleanza atlantica ma sono ben chiari i segnali che provengono dai grandi blocchi delle potenze mondiali. (ilSicilia.it)
C’è un’immagine in cui Trump e Putin si danno la mano allungando smisuratamente le braccia nello spazio. Uno spazio che allude anche alla nostra piccola Europa, stretta fra i due colossi. (La Stampa)
Torneranno gli Imperi? (Start Magazine)
Per la prima volta dopo il 1941 l’Europa è sola col suo destino. La formula che recitava la sicurezza da Washington, l’economia da Berlino, l’energia da Mosca non esiste più. Gianni Cuperlo analizza il crollo delle certezze atlantiche, l’ascesa delle destre e la necessità di una sinistra radicale (SienaPost)