"Giustizia per Maati". La madre del 17enne ucciso: "Lo Stato ci deve risposte"
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Di Pietro Mecarozzi e Pier Francesco Nesti C’è chi piange. Chi stringe forte la persona che ha accanto. Chi invece muove i pugni in aria in segno di resistenza. C’è fame di giustizia e di conoscere i nomi dei colpevoli. A chiederlo sono la famiglia, gli amici, la comunità di Campi Bisenzio. Ancora profondamente scossa. Tutti insieme, a una settimana esatta dall’efferato omicidio del diciassettenne di Certaldo, Maati Moubakir, ieri hanno voluto ricordare il ragazzo con un minuto di silenzio e deponendo un mazzo di fiori (LA NAZIONE)
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Ancora violenza a pochi passi dal punto in cui, circa una settimana fa, è stato ucciso il 17enne Maati Moubakir. È successo intorno alle 20 di domenica sera a un 19enne, preso a cinghiate mentre si trovava in prossimità della fermata degli autobus di via Buozzi, a Campi Bisenzio, dopo l’incrocio con via Palagetta in direzione Sesto, poco lontano da via de’ Tintori (dove è stato rinvenuto il corpo senza vita del giovane). (LA NAZIONE)
Silvia Baragatti non ha più lacrime, ma solo rabbia. Ancora non ci sono colpevoli, tuttavia alla cerimonia di oggi in via Tintori per ricordare il figlio, la donna ha mostrato pazienza e determinazione. (Gazzetta del Sud)
È quanto il pm titolare delle indagini, Antonio Natale, ha comunicato agli avvocati della famiglia. Al momento gli indagati restano quelli di una settimana fa: due ventenni di Campi Bisenzio, difesi dagli avvocati Vittorio Sgromo e Maurizio Nasti. (LA NAZIONE)
Salgono a sei gli indagati per l’omicidio volontario di Maati Moubakir, il 17enne ucciso dopo la discoteca a Campi Bisenzio la mattina del 29 dicembre. (Controradio)
Modalità dell’attacco: Maati è stato inseguito nelle strade del paese, percosso con calci, mazze e persino un casco da motociclista. Dettagli dell’aggressione (Salernonotizie.it)
Lo ha detto Silvia Baragatti, madre di Maati Moubakir, il 17enne ucciso in strada una settimana fa a Campi Bisenzio. "Sono sicura che le forze dell'ordine stanno facendo il loro lavoro, ma poi la risposta deve essere da parte dello Stato" ossia "che qui non passi più il messaggio che siamo in un Paese dove si può fare tutto, dove non si punisce nulla". (La Repubblica Firenze.it)