UE a Bivio: Scegliere tra USA e Cina Dopo la Vittoria di Trump!
Con l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti, molte sono le riflessioni sulle possibili ripercussioni economiche per altre nazioni, specialmente in Europa. Mario Deaglio, Professore emerito di Economia Internazionale presso l’Università di Torino, afferma che «gli effetti non si discosteranno molto da quelli che avremmo visto con Kamala Harris presidente. Nonostante differiscano nello stile, entrambi i candidati avrebbero perseguito una politica di isolazionismo combinata a un tentativo di consolidare una supremazia globale indiscussa degli USA». (ComplianceJournal.it)
Su altri giornali
– Nello stesso giorno in cui il Cremlino sottolinea l’imprevedibilità del presidente in pectore Donald Trump in politica estera, il Wall Street Journal avverte: "Si prevede che il presidente eletto metta in mostra la potenza economica e militare degli Stati Uniti, cercando di instillare paura nei rivali e ottenere maggiori concessioni dagli alleati". (QUOTIDIANO NAZIONALE)
SAN LUIS OBISPO (Usa). “È l’ora di mettere le divisioni degli ultimi quattro anni da parte. È arrivata l’ora di unirci”. Così Donald Trump la sera della recente vittoria al suo secondo mandato. Parole pacate che ricordano quelle espresse subito dopo la prima elezione del 2016. (Notizie Geopolitiche)
Da giorni non faccio che leggere le analisi sulla vittoria di Donald Trump. Chi poteva mettersi a scrivere e ad analizzare la vittoria del tycoon? Chi aveva osservato cosa succedeva in America? Chi si era fatto un giro nei luoghi in cui Trump ha vinto senza limitarsi a frequentare solo Washington, Los Angeles, San Francisco, Boston e New York dove ha vinto la Harris? Chi aveva pensato di andare oltre il Democratic National Congress a Chicago guardando che cosa si pensava nei fortini Trump? No. (Nicola Porro)
/// Mercoledì 13 novembre 2024 (agenzia giornalistica opinione)
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La vittoria schiacciante riportata da Donald Trump nelle elezioni presidenziali della scorsa settimana non è stata una sorpresa per nessuno. La vice presidente Kamala Harris si era rivelata, anzi, uno dei migliori sfidanti tra tutti coloro che quest’anno hanno dovuto affrontare il giudizio delle urne nei paesi industriali avanzati, potendo contare su una campagna elettorale disciplinata, la candidatura storicamente impopolare di Trump e un’economia americana che naviga a gonfie vele. (Corriere della Sera)