Medio Oriente: Libano nel caos, Fatah sfida Hamas a Gaza
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Il fragile equilibrio nel Medio Oriente torna a vacillare, mentre il Libano ripiomba in un clima di tensione che rischia di riaccendere un conflitto mai del tutto sopito. Nelle prime ore dell’alba, sei missili sono stati lanciati dal territorio libanese verso Metulla, nel nord di Israele, violando il cessate il fuoco in vigore dal 27 novembre. Tre di questi sono stati intercettati dal sistema di difesa Iron Dome, mentre gli altri non hanno superato il confine, senza causare danni significativi. Tuttavia, il gesto non è passato inosservato, riaprendo ferite che sembravano in via di guarigione.
Israele, da parte sua, non ha esitato a rispondere con raid aerei nel sud del Libano e nella valle della Bekaa, colpendo quelli che definisce «obiettivi terroristici» legati a Hezbollah, l’organizzazione sciita considerata responsabile dei lanci di razzi. Gli attacchi hanno provocato almeno tre vittime, tra cui una bambina, riportando il paese dei cedri in un incubo che sembrava temporaneamente archiviato. Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha ribadito che il governo libanese è ritenuto responsabile di qualsiasi azione proveniente dal suo territorio, sottolineando come la sicurezza della Galilea rimanga una priorità assoluta.
Intanto, mentre alcuni residenti del nord di Israele hanno iniziato a lasciare le proprie case, il premier Benjamin Netanyahu si trova sotto pressione non solo per la situazione al confine libanese, ma anche per le proteste interne che chiedono un cambio di rotta nella gestione della crisi. Le violazioni del cessate il fuoco da parte israeliana, che si sono susseguite quotidianamente dal 27 novembre, hanno contribuito a creare un clima di instabilità, alimentando timori di un’escalation che potrebbe coinvolgere anche la Siria, già teatro di raid aerei israeliani a sud di Damasco.
Parallelamente, in un altro fronte caldo del Medio Oriente, Fatah, il partito nazionalista palestinese, ha lanciato una sfida aperta a Hamas, chiedendo che ceda il potere nella Striscia di Gaza. La mossa, che arriva in un momento di crescente tensione tra le due fazioni, rischia di complicare ulteriormente il quadro politico già frammentato dei territori palestinesi, senza però offrire soluzioni immediate a una popolazione stremata da anni di conflitti e divisioni interne.