Anna, rap da prima in classifica: «Canto amori tossici, scrivo nella mia cameretta. Il linguaggio violento? Dico cose brutte ma è arte»

È «soddisfatta da morire» Anna e di motivi ne ha tanti: è stata l’artista donna più ascoltata del 2023, quest’estate ha messo a segno la hit, «30°» e venerdì arriva il suo primo album «Vera Baddie» che rappresenta, dice, «la mia adolescenza racchiusa in un disco». Aveva solo 16 anni quando è esplosa con «Bando» e oggi che ne ha 20 è la rapper più acclamata d’Italia, forse l’unica che gioca nello stesso campionato dei colleghi maschi: a tutti gli effetti una Vera Baddie, dunque, termine che letteralmente significa «cattiva ragazza», ma che sta per «tosta, sicura di sé». (Corriere della Sera)

Su altri giornali

Ascolta ora 00:00 00:00 (il Giornale)

Qual è il brano più tamarro? Secondo lei è "Hello Kitty". Ne ha parlato in diretta a 105 Take Away. (Radio 105)

Quello di Anna, “Vera Baddie”, è un album che era nell’aria già da un po’ e che segna il suo esordio ufficiale nella discografia. Da quando è diventata famosa con “Bando” ad oggi, ha collezionato collaborazioni che vanno da Guè a Sfera Ebbasta, da Capo Plaza a Lazza, ottenendo il primato di artista femminile più ascoltata in Italia su tutte le piattaforme digitali. (MOW)

Con Bando ha raggiunto il successo nazionale, ma col tempo Anna Pepe, in arte solo Anna, ha conquistato la scena rap italiana. La rapper lo ha fatto senza avere un vero e proprio album alle spalle, solo oggi, infatti, esce quello d'esordio "Vera baddie" (baddie è anche il modo in cui chiama le fan), ma con una serie di singoli e featuring che l'hanno portata a essere quella che Sfera Ebbasta dal palco di San Siro ha definito la Trap Queen. (Fanpage.it)

Cosa non nuova per l'artista spezzina che quattro anni fa con “Bando” - che oggi ha circa sessanta milioni di streaming su Spotify – si fece subito conoscere per talento e freschezza, doti poi confermate nei tanti featuring e nei singoli successivi con gli artisti più importanti del rap italiano. (CittaDellaSpezia)

C’era una volta la canzone da villeggiatura, cioè il brano che nel suo testo voleva far sognare uno spicchio di vacanza all’italiano costretto in città dal lavoro. L’italiano che contava i giorni che lo separavano dalle ferie in catena di montaggio o in coda alla mensa aziendale sentiva una canzone ambientata sulla spiaggia assolata, lontano dagli stress, dalle fatiche e dalle scadenze, e così ricaricava il suo serbatoio di pazienza per un’altra settimana. (Fanpage.it)