L’inferno di Christopher, 35 minuti per ucciderlo - Pescara

PESCARA. Trentacinque minuti per uccidere, un’ora per dimenticare e andare al mare. E qui disfarsi del coltello da sub e farsi una foto sul lettino della Croce del sud per provare a raccontare a se stesso e al mondo che non è successo niente. Ma uno dei due presunti assassini di Christopher Thomas Luciani, il 17enne che domenica intorno alle 16,30 si fa accompagnare dagli amici alla stazione per recuperare i 250 euro che il ragazzo di Rosciano gli doveva per la droga, non fa i conti con la telecamera del palazzo a ridosso del parco Baden Powell, dove Christopher viene ucciso con 25 coltellate. (Il Centro)

Ne parlano anche altri giornali

Almeno un migliaio le persone che partecipano alla veglia di preghiera promossa a Pescara dalla Comunità di Sant'Egidio in memoria di Christopher Thomas Luciani, il ragazzo quasi 17enne ucciso domenica scorsa con 25 coltellate nel parco 'Baden Powell'. (Gazzetta di Parma)

L'omicidio di Thomas Luciani a Pescara In un’intervista al Corriere della Sera ha parlato il padre del ragazzo che, con la sua testimonianza, ha permesso di far ritrovare il corpo senza vita di Cristopher Thomas Luciani, 16enne di Pescara ucciso da due coetanei per un debito di droga. (Virgilio Notizie)

Le coltellate hanno colpito entrambi i polmoni con choc emorragico irreversibile. La notizia è che la morte è stata istantanea, cosa che sgrava i presenti dall'omissione di soccorso ma in teoria non da favoreggiamento e concorso morale. (ilmessaggero.it)

«Ragazzini sabato a casa con i genitori: bisogna riflettere dopo il delitto»

Sono le immagini estrapolate dalle videocamere di sorveglianza e dai telefoni dei due ragazzi fermati con l’accusa di aver ucciso il loro coetaneo a Pescara. Attimi descritti in modo dettagliato nel provvedimento di fermo per i due presunti assassini. (Il Fatto Quotidiano)

I figli. Nei casi migliori, essi stanno aggrappati ai fili spinati di quel ghetto, guardando verso noi, tuttavia uomini, come disperati mendicanti, che chiedono qualcosa solo con lo sguardo, perché non hanno coraggio né forse capacità di parlare. (ilmessaggero.it)

Non è una punizione quella proposta da Marina Falivene, garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza, ma un modo per tracciare una cesura tra quello che è stato – un ragazzo di 16 anni ucciso con 25 coltellate da due amici 17enni – e quello che dovrebbe essere. (Il Centro)