Giorno Memoria: a Milano pietra d'inciampo per Emilia, bimba citata da Levi
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Paolo Vita Finzi La piccola fu ricordata dallo scrittore torinese nel suo 'Se questo è un uomo' È intitolata a Emilia Amalia Levi, la bambina del treno della morte citata da Primo Levi ne libro ‘Se questo è un uomo’, una delle 26 nuove pietre d’inciampo posate a Milano in occasione del Giorno della memoria che si celebra il 27 gennaio. Insieme con la piccola di 5 anni sono stati ricordati il padre Aldo, che era capo dei Servizi elettrici al Comune di Milano, la madre Elena Viterbo e i fratello Italo. (LAPRESSE)
Ne parlano anche altri giornali
Dalla proiezione del film 'Liliana', che racconta la vita della senatrice sopravvissuta ad Auschwitz, una mostra su Mauthausen e la posa di 26 nuove pietre di inciampo: sono solo alcuni degli eventi del palinsesto con cui Milano celebra il Giorno della Memoria. (Adnkronos)
Era il 4 dicembre del 1943. Morirono il 22 febbraio, uccisi ad Auschwitz. Alle 11 in via Donatello 26, a Milano, verranno posate pietre di inciampo per ricordare la famiglia Levi. I due figli, la mamma Elena e il papà Aldo. (TGR Lombardia)
Chi aveva antenati, parenti, amici ebrei che abitavano a Milano durante il fascismo, in particolare prima del 1938, lunedì 27 gennaio, Giorno della Memoria, avrà l’occasione unica di trovare sul loro conto informazioni inedite. (La Repubblica)
Giorno della Memoria - sarà l’80° anniversario della liberazione di Auschwitz, luogo simbolo dello sterminio di milioni di persone. Un anniversario che Milano celebra con numerose iniziative dedicate al racconto e alle testimonianze dell’Olocausto e alla memoria di tutte le vittime. (IL GIORNO)
L’appuntamento è per lunedì 27 gennaio, alle 9.30, nell'Aula Magna dell’ateneo (Edificio U6 "Agorà", piazza dell'Ateneo Nuovo 1, Milano). , l’Università Milano Bicocca organizza il convegno ‘Le forme del ‘Lavoro della Memoria’. (IL GIORNO)
Dietro c’è una donna che accenna un sorriso e ha l’aria stanca. Una vecchia foto in bianco e nero. (La Stampa)