Volkswagen, la controproposta dei lavoratori per non chiudere le fabbriche

Daniela Cavallo, la presidente dei Consigli di Fabbrica e portavoce dei lavoratori del gruppo Volkswagen, ha anticipato un piano per la riduzione dei costi di 1,5 miliardi di euro (il colosso tedesco punta ai 4 per il solo marchio dell'Auto del Popolo). La proposta è arrivata alla vigilia della seconda tornata di contrattazioni, in programma in questi giorni, dopo che la prima non aveva condotto ad alcun avvicinamento. (La Stampa)

Se ne è parlato anche su altre testate

In ballo ci sono 1,5 miliardi di tagli immediati e un piano complessivo da 17 miliardi di euro che potrebbe includere chiusure di stabilimenti e licenziamenti massicci. La pressione dei costi del lavoro in Germania, tra i più alti al mondo, e la concorrenza dei produttori cinesi stanno costringendo il colosso automobilistico a intraprendere misure drastiche. (QuiFinanza)

Il sindacato dei metalmeccanici tedeschi IG Metall e il consiglio di fabbrica di Volkswagen sono pronti ad accettare una riduzione degli stipendi per tagliare i costi del colosso dell’auto senza ricorrere alla chiusura degli impianti e ai licenziamenti. (Il Fatto Quotidiano)

Il management chiede tagli per 17 miliardi di euro. A breve ripartono i negoziati. In Italia l'indotto vale 2 miliardi l'anno (StartupItalia)

Volkswagen, protesta a Wolfsburg durante i colloqui sulle retribuzioni

Tra le grandi Case automobilistiche europee in crisi quella che nelle ultime settimane ha suscitato maggiore attenzione è la Volkswagen. Da una parte ci sono i lavoratori e i sindacati, dall’altra un’azienda che deve fronteggiare l’agguerrita concorrenza asiatica, i maggiori costi dell’energia e la domanda delle elettriche in netto calo. (AlVolante)

In cambio, il sindacato e il consiglio aziendale chiedono all’azienda automobilistica tedesca di garantire la sicurezza del posto di lavoro e il futuro dei nove stabilimenti in Germania. (il manifesto)

I dipendenti che sono parte riguardanti i colloqui sono 120mila sui 300mila assunti nel Paese, impiegati in sei stabilimenti regolati da un contratto salariale collettivo separato per il resto della forza lavoro. (La Gazzetta dello Sport)