Scudo penale per le forze dell'ordine
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Il governo italiano, attraverso il ministero della Giustizia e l'ufficio affari giuridici, sta lavorando a una legge che garantisca la massima tutela agli agenti coinvolti in possibili reati durante il servizio. Questa norma, secondo fonti di massimo livello, mira a evitare che gli agenti, di fronte a evidenti prove a discolpa, finiscano iscritti nel registro degli indagati. La proposta, che ha suscitato dibattiti accesi, prevede l'inserimento di uno scudo penale per gli agenti in piazza, anche in caso di omicidio, per evitare l'iscrizione automatica nel registro degli indagati. La competenza verrebbe tolta alle procure e affidata al procuratore generale delle corti d'appello.
Il sottosegretario all'Interno, Nicola Molteni, ha sottolineato l'urgenza di approvare il ddl Sicurezza senza modifiche, evidenziando come gli ultimi episodi di violenze di piazza abbiano dimostrato la necessità di una rapida approvazione. Il ddl, approvato alla Camera nell'ottobre scorso, ha incontrato alcune resistenze al Senato, dove il suo iter non è stato particolarmente rapido. Tuttavia, la maggioranza ritiene che gli ultimi episodi di violenze di piazza siano diventati un propellente fortissimo per il ddl Sicurezza.
Il presidente della Repubblica ha espresso alcune riserve sul ddl, ma il governo, guidato da Giorgia Meloni, sembra intenzionato a seguire le indicazioni del Quirinale. La norma, che ha l'obiettivo di evitare l'iscrizione automatica nel registro degli indagati per gli agenti in servizio, è stata approvata dal consiglio dei ministri il 16 novembre 2023, dopo un approfondimento di un anno e mezzo.
Gli scontri ai cortei per Ramy, avvenuti a Bologna, hanno ulteriormente alimentato il dibattito sulla necessità di uno scudo penale per le forze dell'ordine. Un agente in servizio a Bologna ha dichiarato di aver visto la morte in faccia durante gli scontri, evidenziando la pericolosità delle situazioni in cui si trovano a operare gli agenti.