In Friuli Venezia Giulia 200mila persone senza medico di famiglia
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La crisi dei medici di famiglia, ormai strutturale in diverse regioni italiane, sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti, con numeri che non lasciano spazio a interpretazioni. In Friuli Venezia Giulia, secondo i dati anticipati dal terzo rapporto Fnomceo-Censis, mancano circa 150 medici di base, lasciando senza assistenza primaria quasi 200mila persone. Un vuoto che, come sottolinea Nicola Delli Quadri, responsabile regionale per la Sanità del Pd, rischia di aggravarsi ulteriormente nei prossimi anni, con conseguenze dirette sulla qualità del servizio sanitario territoriale.
La situazione, già critica, è emblematica di un fenomeno nazionale che vede la professione del medico di famiglia sempre meno attrattiva. Tra pensionamenti, borse di studio non assegnate e tassi di abbandono elevati, si stima che entro il 2027 mancheranno oltre 7.300 medici, a cui si aggiungono i 5.500 già assenti. Un dato che, se non affrontato con urgenza, rischia di lasciare intere aree del Paese prive di un punto di riferimento sanitario essenziale.
In Campania, ad esempio, il passaggio al ruolo unico di assistenza primaria per i medici di medicina generale non ha decollato, alimentando ulteriormente il caos. La mancata adesione alla manifestazione d’interesse per il ruolo unico, secondo alcune indiscrezioni, riflette la profonda crisi di una professione che fatica a trovare nuovi specialisti disposti a operare sul territorio. Una situazione che, sebbene non esclusiva della regione, assume contorni particolarmente gravi in un’area già storicamente caratterizzata da carenze assistenziali.
Proprio per invertire questa tendenza, lo Snami, il sindacato nazionale autonomo dei medici italiani, ha proposto al Senato di trasformare l’attuale corso di formazione in una vera scuola di specializzazione. Un intervento che, se attuato, potrebbe contribuire a rendere la professione più attraente e a formare figure professionali meglio preparate alle esigenze del territorio.
Nonostante le difficoltà, resta significativo il livello di fiducia che gli italiani continuano a riporre nei medici di famiglia, un rapporto che resiste anche di fronte a una crisi sempre più profonda. Tuttavia, senza interventi strutturali e tempestivi, il rischio è che questa fiducia venga erosa dalla crescente impossibilità di accedere a un servizio essenziale.