Omicidio di Garlasco, nuovi sviluppi investigativi colgono di sorpresa i familiari di Chiara Poggi
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La riapertura delle indagini sul delitto di Garlasco, risalente al 13 agosto 2007, ha colto di sorpresa non solo l’opinione pubblica ma anche i genitori di Chiara Poggi, la giovane 26enne trovata senza vita nella sua abitazione. Rita Preda, la madre di Chiara, ha commentato con voce calma ma evidentemente sofferente i nuovi sviluppi: «Non abbiamo nulla da dire. Lo abbiamo saputo dal Tg». Alla domanda se questa novità riapra una ferita mai del tutto rimarginata, la signora Preda ha risposto con un secco «Immagini lei», lasciando trasparire un dolore che, dopo quasi due decenni, continua a essere palpabile.
Il caso, che aveva portato alla condanna definitiva a 16 anni di carcere per Alberto Stasi, l’allora fidanzato della vittima, torna ora sotto i riflettori per una nuova perizia genetica. Questa volta, al centro dell’attenzione c’è Andrea Sempio, un amico del fratello di Chiara, che all’epoca dei fatti aveva 19 anni e frequentava la villetta di via Pascoli. Il nome di Sempio era già emerso nel 2016, quando la difesa di Stasi aveva presentato una perizia basata sul Dna trovato sulle unghie della vittima, prelevato in modo non convenzionale. Tuttavia, le indagini di allora non avevano portato a ulteriori sviluppi.
La procura di Pavia, con il supporto dei carabinieri del Nucleo investigativo di Milano, ha deciso di riaprire il fascicolo, concentrandosi su nuovi elementi che potrebbero ridisegnare il quadro processuale. Sempio, interpellato dai giornalisti, ha dichiarato di essere «allibito e sconvolto» dalla notizia, sostenendo la propria estraneità ai fatti. La sua reazione, però, non basta a placare le domande che emergono da questa nuova fase investigativa, che rischia di riaccendere polemiche e dibattiti su un caso già segnato da controversie.
Le analogie con altri casi celebri, come la strage di Erba o l’omicidio di Yara Gambirasio, sono inevitabili, ma le differenze restano marcate. Nel delitto di Garlasco, il percorso giudiziario è stato caratterizzato da una condanna definitiva, che ora potrebbe essere messa in discussione da prove genetiche riemerse dopo anni. La vicenda, che aveva diviso l’opinione pubblica e alimentato teorie spesso contrastanti, torna a far discutere, lasciando aperte domande a cui solo le indagini in corso potranno dare risposta.