Un pugno di abitanti con record di suicidi e voglia di autonomia

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il Giornale ESTERI

Esserci stati significa poco, c'è da spiegare le peculiarità di uno stato che ha gli abitanti di Trapani (55mila) e le dimensioni dell'Arabia (anche se sulle mappe sembra molto più grande) e questo a un immaginario che faticherebbe a distinguere un paesaggio della Groenlandia da uno della Lapponia (nord Finlandia, Russia, Svezia e Norvegia) da uno della Siberia, dell'Alaska o dell'alto Canada: peculiarità e differenze che pure ci sono. (il Giornale)

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I tempi nuovi imposti dalla presidenza Trump impongono nuove leadership politiche: a meno di due mesi dal suo insediamento, in Canada si registra l’uscita di scena del primo ministro Justin Trudeau, che era stato fortemente indebolito dalle polemiche col presidente americano essendo stato pesantemente insolentito, e in Groenlandia la vittoria degli Indipendentisti che alle elezioni politiche dell’11 marzo hanno sonoramente battuto i partiti finora al governo. (Milano Finanza)

Trump ha più volte sottolineato la sua volontà di acquisire la Groenlandia per motivi di sicurezza nazionale. Recentemente ha dichiarato al Congresso: "Dobbiamo assicurarci la Groenlandia per la nostra sicurezza nazionale. (Treccani)

In un incontro con i giornalisti, all'indomani delle nuove dichiarazioni del presidente americano secondo cui "l'annessione si farà", il ministro degli Esteri danese Lars Lokke Rasmussen ha replicato secco: "Né in base al Trattato della Nato, della Carta dell'Onu o del diritto internazionale, la Groenlandia è aperta all'annessione". (Adnkronos)

La grande paura, ovvero Donald Trump. La protesta, partita dalla capitale Nuuk e diffusasi in altre città, ha visto sventolare le bandiere nazionali e innalzare cartelli con slogan inequivocabili: "Rispettate la sovranità della Groenlandia", "Non siamo in vendita" e "Fate andare via l'America", un chiaro riferimento al celebre motto trumpiano "Make America Great Again". (Liberoquotidiano.it)

La protesta è montata a seguito dell’ennesima dichiarazione fatta dal 47° Presidente Usa davanti ai microfoni, nel corso di un incontro alla Casa Bianca con Mark Rutte, segretario generale della Nato. (Il Fatto Quotidiano)

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