John Elkann in Parlamento: l’auto italiana tra crisi e transizione elettrica

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ECONOMIA

John Elkann, nipote dell’avvocato Gianni Agnelli e presidente di Stellantis, ha portato in Parlamento un discorso che ha acceso il dibattito sul futuro dell’industria automobilistica italiana. Con tono deciso, Elkann ha accusato l’Unione Europea di sabotare il mercato dell’auto attraverso politiche che, a suo dire, demonizzano i motori a combustione interna a favore di una transizione forzata verso l’elettrico. “Viva le automobili, abbasso i cretini che le combattono”, ha dichiarato, sottolineando come le incertezze normative e la mancanza di infrastrutture adeguate per la ricarica delle auto elettriche stiano creando un clima di instabilità per il settore.

La situazione è particolarmente critica per lo stabilimento Stellantis di Cassino, dove la Pasqua si prospetta amara per centinaia di operai. La direzione ha annunciato che nel primo quadrimestre del 2025 si lavorerà per meno di 40 giorni, con una nuova sospensione produttiva prevista dal 31 marzo al 7 aprile. Un quadro che, oltre a mettere in difficoltà le famiglie dei dipendenti, rischia di accelerare il declino di un’area storicamente legata alla produzione automobilistica.

Elkann, nel suo intervento, ha ribadito la necessità di “certezze” per poter operare in un mercato sempre più complesso. “L’obiettivo per quest’anno era raggiungere il 20% di auto elettriche, e ci siamo preparati per quello”, ha spiegato, evidenziando come i continui cambi di rotta imposti dalle normative europee abbiano costretto l’azienda a rivedere i piani già a marzo. Una situazione che, secondo il presidente di Stellantis, rischia di compromettere non solo gli investimenti, ma anche la competitività del settore a livello globale.

Tra le incognite più rilevanti c’è il futuro della Gigafactory di Termoli, progetto strategico per la produzione di batterie in Italia. Le recenti dichiarazioni di Elkann hanno lasciato più dubbi che certezze, alimentando le preoccupazioni dei sindacati. Ferdinando Uliano, segretario generale della Fim-Cisl, pur riconoscendo alcuni passi avanti, ha chiesto maggiore chiarezza sulle strategie del gruppo. “Le parole di Elkann confermano quanto già comunicato al Mimit a dicembre, ma servono dettagli concreti”, ha sottolineato, riferendosi al cambio di approccio rispetto alla gestione precedente di Carlos Tavares.

Intanto, lo stabilimento di Cassino sembra diventare il simbolo di un’industria in bilico tra innovazione e declino. Con licenziamenti e sospensioni produttive che si susseguono, il futuro degli operai appare sempre più incerto. Una crisi che non riguarda solo il comparto automobilistico, ma che rischia di avere ripercussioni sull’intera economia locale, già provata da anni di difficoltà.