Ddl 1660, una norma da stato di polizia: intervista all’avvocato Eugenio Losco

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L'INDIPENDENTE INTERNO

Dalla criminalizzazione di ogni forma di dissenso che esca dai binari del rassegnato corteo autorizzato dalla Questura (sempre che questo sia concesso, considerato quanto sta accadendo in vista di quelli per la Palestina), a nuove garanzie di impunità per gli agenti di polizia. Il Ddl 1660, impropriamente ribattezzato come al solito “Decreto Sicurezza”, è in realtà in tutto e per tutto un “Decreto Repressione”. (L'INDIPENDENTE)

Ne parlano anche altri media

È sull’onda emotiva dei più dibattuti temi di attualità politica che interviene per l’ennesima volta il legislatore. Approvato alla Camera lo scorso 18 settembre, il c.d. DDL Sicurezza introduce nuove ipotesi di reato e prevede un inasprimento del trattamento sanzionatorio per fattispecie criminose già previste. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

L'europarlamentare M5S, Giuseppe Antoci, interroga la Commissione Ue sul ddl Sicurezza: "In Italia si rischia lo stato di polizia". (LA NOTIZIA)

Superato l'esame alla Camera, il ddl sicurezza è approdato in Senato tra le proteste delle opposizioni e di ampie fette della società civile. Superato l'esame alla Camera, il ddl sicurezza è approdato in Senato tra le proteste delle opposizioni e di ampie fette della società civile. (Avvenire)

“Pacchetto sicurezza”, i penalisti deliberano lo stato di agitazione

LECCO – “No al DDL Sicurezza”. Unanime il grido lanciato oggi pomeriggio, lunedì, dai sindacati e dalle associazioni contro il disegno di Legge 1660 approvato lo scorso 19 settembre dalla Camera dei Deputati. (Lecconotizie)

La traduzione in realtà è al momento un’incognita, persino – secondo gli addetti ai lavori – con qualche rischio: un ulteriore carico di lavoro su procure e tribunali. Una ventina di nuovi reati (comprese parecchie aggravanti di reati già previsti dal Codice) e un deciso inasprimento delle pene. (L'Eco di Bergamo)

Il contenuto dell’intero “pacchetto sicurezza” approvato dalla Camera dei Deputati il 18 settembre 2024, lungi dal porsi in sintonia con un programma di riforma della giustizia in senso liberale, rivela nel suo complesso e nelle singole norme una matrice securitaria sostanzialmente populista, profondamente illiberale e autoritaria, caratterizzata da uno sproporzionato e ingiustificato rigore punitivo nei confronti dei fenomeni devianti meno gravi ed ai danni dei soggetti più deboli, caratterizzandosi per l’introduzione di una iniqua scala valoriale, in relazione alla quale taluni beni risultano meritevoli di maggior tutela rispetto ad altri di eguale natura, in violazione del principio di ragionevolezza, di eguaglianza e di proporzionalità. (NT+ Diritto)