Per Jake La Furia la “Fame” non è importante: è ancora l’unica cosa che conta. L’intervista
C’è un momento nella vita e nella carriera degli artisti che segna una sorta di giro di boa: quello in cui si sente di non aver più nulla da dimostrare. Un pensiero che probabilmente arriva in concomitanza del consolidarsi di un certo status, quando alla musica senti di aver dato e da cui senti di aver preso tutto il meglio che potevi. Nel rap, però, le cose sono leggermente diverse. Anche quando ormai sei nella rosa degli intoccabili, la fame è ancora la spinta propulsiva. (Billboard Italia)
La notizia riportata su altri giornali
Il rap è la matrice di tutto, un’essenza tutelata e aggiornata con intelligenza. Significa valorizzare un artista senza snaturarlo. (MOW)
Prima di essere Jake La Furia, Francesco Vigorelli è stato Fame. Erano gli inizi degli anni ’90, la sua tag e i suoi graffiti avevano invaso i muri di Milano. (Rolling Stone Italia)
Il rapper milanese torna con «Fame», e a Open dice: «Tra i giovani, e comunque tra chi si dovrebbe occupare di cambiare il mondo, non c'è tutta questa fretta di cambiare il mondo» (Open)
Sull’onda del grande successo con la reunion dei Club Dogo e come giudice all’ultima edizione di “X Factor”, Jake La Furia è tornato al suo progetto discografico e ha sfornato l’album “FAME”, anticipato da “64 No Brand”. (Il Fatto Quotidiano)
D’altronde ci si trova per parlare del suo nuovo album “Fame” e il rapper milanese, all’anagrafe Francesco Vigorelli, classe ’79, pensa che Sanremo, con le sue polemiche, non possa fagocitarsi pure quello. (IL GIORNO)
«In tante cose. «Spontaneamente. Avevo l'esigenza di fare un nuovo album, ho scelto di lavorare con un unico produttore, Night Skinny, e poi tutto il resto è venuto da sé. Anche la scelta di tornare a un suono più classico, così come l'idea di chiamarlo Fame, come il mio primo nome di quando mi sono approcciato all'hip-hop». (Vanity Fair Italia)