Borsa, da Ferrero a Esselunga e da Menarini a Barilla e Marcegaglia: ecco tutte le grandi aziende che snobbano Piazza Affari (e perché)

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Milano Finanza ECONOMIA

Non solo delisting. Il nanismo della borsa di Milano è anche dovuto ai grandi gruppi che scelgono deliberatamente di non quotarsi. I motivi? Sono aziende familiari che non hanno problemi di successione e si autofinanziano la crescita. Ma non solo (Milano Finanza)

Ne parlano anche altri media

Piazza Affari. Ma non va affatto così bene come pensiamo. (InvestireOggi.it)

Solo nell’ultima settimana hanno annunciato l’addio al listino quattro società: Mittel, Beghelli, Comal, NB Aurora - Per proseguire la crescita fondatori e amministratori delegati puntano sul private equity e altri canali di finanziamento, senza escludere nuove Ipo in futuro (Il Sole 24 Ore premium)

Cristina Bombassei (Brembo): per noi la parità di genere è una leva strategica per l’innovazione «Il luogo di lavoro deve essere uno spazio dove ogni individuo si senta valorizzato, supportato... Scompenso cardiaco, un vaccino all’orizzonte Uno studio ha dimostrato che lo scompenso cardiaco non-ischemico ha delle forti componenti... (Milano Finanza)

Borsa, Testa: “In Italia più Ipo che delisting”

E l’anno prossimo se ne aggiungeranno altre, che hanno già annunciato l’intenzione di fare le valigie: Cir, Unieuro, Mittel, Beghelli e altre. Sono 28 le società quotate a piazza Affari che quest’anno hanno detto addio alla borsa, il cosiddetto delisting (Italia Oggi)

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L’allarme sui delisting è stato lanciato pochi giorni fa dalla Consob. Sono stati 27 quest’anno, per un totale di 28 miliardi di capitalizzazione a fronte di 21 nuove quotazione. A rasserenare gli animi è però intervenuto il numero uno di Borsa Italiana, Fabrizio Testa, che ha parlato di fenomeno “ciclico” e “internazionale”, sottolineando come nel corso degli ultimi anni le ipo abbiano superato per numero i delisting. (FIRSTonline)