Pedro Sánchez e Lula Uniti in Difesa della Democrazia e Contro l’Estremismo alle Nazioni Unite

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IlSudest ECONOMIA

Di Marlene Madalena Pozzan Foschiera Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez e il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva hanno unito le forze a New York per guidare un incontro con i leader globali, concentrato sulla difesa della democrazia e sulla lotta alla crescita dell’estrema destra. L’evento, tenutosi parallelamente all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha visto la partecipazione di rappresentanti di paesi come Barbados, Capo Verde, Canada, Cile, Colombia, Stati Uniti, Francia, Messico, Norvegia, Kenya, Senegal e Timor Est, oltre a istituzioni di rilievo come il Consiglio Europeo e l’ONU. (IlSudest)

La notizia riportata su altre testate

Un compito, con ogni evidenza e non solo per le guerre in corso, che ne ha invece decretato l’impotenza. Era prevedibile, ma non per questo risulta meno amaro per l’organizzazione internazionale più rappresentativa di tutti i Paesi nel mondo, nata nell’immediato secondo dopoguerra proprio per mantenere la pace e la sicurezza tra popoli e nazioni. (Start Magazine)

E se nell’anno passato si è impegnato, ma solo a parole, a fermare o a contenere l’escalation israeliana contro i palestinesi a Gaza, ora non muoverà un dito per impedire la nuova guerra. «Sono al corrente delle notizie e vorrei che si fermassero», ha risposto Joe Biden ai giornalisti che ieri lo incalzavano sull’imminente invasione israeliana del Libano del sud. (il manifesto)

Netanyahu all’Onu ha parlato come un capo tribù che combatte contro altri capi tribù. (la Repubblica)

LA QUARTA GIOVINEZZA DI NETANYAHU, E ALTRE DESTRE A LUNGA CONSERVAZIONE

Fino a dove si spingerà Netanyahu? “Solo lui lo sa. – Professor Vittorio Emanuele Parsi, università Cattolica di Milano, dopo Gaza e il Libano, ora tocca agli Houthi yemeniti. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Chiedete a Mohamed Deif. «Ogni giorno, il regime (iraniano) sprofonda sempre più la nostra regione nell’oscurità e nella guerra. (Gazzetta del Sud)

Un anno dopo l’incredibile azione partita da Gaza, che portò alla morte di 1200 e al rapimento di circa 250 civili israeliani, un anno dopo la più incredibile e clamorosa sconfitta strategica e d’immagine mai subita da Israele in casa propria, e per mano delle truppe non proprio addestratissime ed equipaggiatissime di Hamas, Netanyahu ha voluto presentarsi all’appuntamento dell’anniversario con uno scalpo pesante, capace di oscurare il ricordo di quella clamorosa defaillance, di far passare in terzo piano le proteste di familiari e amici dei rapiti, di derubricare perfino ad argomento della propaganda avversaria il ricordo – già timido di suo, nella società israeliana – delle decine di migliaia di civili uccisi a Gaza dall’esercito d’Israele, con ogni probabilità responsabile – assieme ai suoi vertici politici – di crimini di guerra che come tali non passeranno mai in giudicato, a proposito di memoria. (GLI STATI GENERALI)