Germania ancora in recessione: “La ripresa solo nel 2025”

Germania ancora in recessione: “La ripresa solo nel 2025”
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la Repubblica ECONOMIA

BERLINO — Bisogna tornare agli anni della famosa copertina dell’Economist sul “malato d’Europa” per ritrovare un momento altrettanto cupo. Era il 2003, al volante della maggiore economia tedesca c’era Gerhard Schroeder, e un biennio di recessione convinse il cancelliere socialdemocratico a intraprendere una delle più incisive riforme sociali di sempre: l’Agenda 2010. A distanza di due decenni, la… (la Repubblica)

Ne parlano anche altri giornali

A una contrazione dello 0,2%. Un calo della produzione quest'anno dopo un calo dello 0,3% l'anno scorso, segnerebbe il secondo caso di anni consecutivi di contrazione del Pil da quando la Germania Ovest e la Germania Est sono state riunificate nel 1990. (Tiscali Notizie)

Il governo tedesco ha tagliato le stime sul pil del 2024 affermando che la «più grande economia europea subirà una contrazione per il secondo anno consecutivo prima che la ripresa inizi nel 2025». Ultim'ora news 9 ottobre ore 17 (Milano Finanza)

Il Governo tedesco si arrende alla scia di dati economici negativi che si inseguono da mesi e si rassegna ad abbassare le stime di crescita del Pil per il 2024: le nuove previsioni indicano una contrazione dello 0,2%, dopo la flessione dello 0,3% già accusata lo scorso anno. (Il Sole 24 ORE)

Ancora in recessione: il governo tedesco taglia le stime sul Pil

La maggiore economia europea si appresta a chiudere in recessione anche il 2024. Il governo guidato da Olaf Scholz (in foto) ha rivisto al ribasso le previsioni economiche per l'anno in corso che adesso è visto segnare una contrazione del Pil dello 0,2%. (il Giornale)

Germania, il governo rivede al ribasso le previsioni di crescita economica per il 2024 (Finanza.com)

La revisione al ribasso delle previsioni arriva dopo una serie di eventi negativi che hanno pesato sulla ripresa economica della Germania, in particolare lo slittamento di almeno due anni del progetto della la chip company Intel, che avrebbe dovuto garantire 3mila posti di lavoro, e l’annuncio di Volkswagen di chiudere stabilimenti e licenziare in massa. (il manifesto)