La Tragedia Di Diego De Vivo, Il 14enne Che Sognava Il Calcio
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Mercoledì sera, all’inizio di un normale allenamento alla scuola calcio Cantera Napoli, Diego De Vivo, 14 anni, si è accasciato al suolo senza un apparente motivo, stroncato da un arresto cardiaco. Il padre, Saverio, presente come sempre, ha assistito impotente alla scena mentre i soccorsi, immediati, si sono rivelati inutili. Quello che doveva essere un altro passo verso il sogno di diventare un calciatore professionista si è trasformato in una tragedia che ha sconvolto la periferia nord di Napoli, San Pietro a Patierno, e tutto il mondo dello sport.
Diego, il cui nome era un omaggio a Maradona, era seguito da Juventus e Genoa, e solo l’8 marzo aveva visitato Torino per un provino con il settore giovanile della squadra bianconera. Alessandro Ferro, direttore generale della Cantera Napoli, lo definisce «un campione nato per il professionismo», ricordando il talento e la dedizione di un ragazzo che da cinque anni frequentava la scuola calcio con costanza, sostenuto da una famiglia che non gli faceva mai mancare il proprio affetto. La sua maglia numero nove, ora appesa a bordo campo, è diventata un simbolo di quel futuro spezzato troppo presto.
L’episodio riaccende il dibattito sui controlli medici nello sport, soprattutto a livello giovanile e dilettantistico, dove spesso le certificazioni vengono rilasciate con troppa superficialità. Maurizio Marassi, esperto di medicina sportiva con un passato nel Napoli e nelle nazionali olimpiche, denuncia la diffusione di «certificati fasulli» che mettono a rischio la vita degli atleti, anche i più giovani. Un problema che non riguarda solo il calcio: pochi giorni fa, il centrocampista della Fiorentina Eduardo Bove è stato colpito da un malore in campo, riportando l’attenzione su un’emergenza che, se ignorata, continuerà a mietere vittime.