Un intero ecosistema preistorico fossile in Valtellina
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Orme dianfibi e rettili, ma anche piante,semi, impronte di pelle e persinogocce di pioggia: è un vero e proprio ecosistema fossilizzato su lastre di arenaria, quello scoperto nelParco delle Orobie Valtellinesiin provincia di Sondrio.Riportato alla luce dopo oscioglimento di neve e ghiacciocausato dal cambiamento climatico, conservatracce di vita risalenti a 280 milioni di anni fa. (Trentino)
Ne parlano anche altri media
Lombardia, si scioglie ghiacciaio in Valtellina: riaffiorano fossili di 280 mln di anni 13 novembre 2024 (Il Sole 24 ORE)
Un intero ecosistema fossilizzato su lastre di arenaria a grana finissima, che hanno conservato dettagli inimmaginabili, è rimasto nascosto fra le vette alpine per 280 milioni di anni. (Corriere TV)
Sull’arenaria finissima come sullo schermo di un telefonino di ultima generazione i peleontologi hanno ritrovato le forme di anfibi, rettili, piante e semi, impronte di pelle e addirittura gocce di pioggia fossilizzate, rimaste impresse nel limo che poi si è trasformato in roccia arrivando fino a noi. (IL GIORNO)
E’ una scoperta di questi giorni. Toccherà conservare tutti gli ecosistemi, anche quelli scomparsi milioni di anni fa. (il manifesto)
Ora la riduzione della copertura nivo-glaciale dovuta al cambiamento climatico lo sta riportando alla luce, rivelando incredibili tracce di vita e di natura preistorica: impronte di dita sottilissime, scie di lunghe code flessuose, increspature di onde sulle rive di antichi laghi e addirittura gocce di pioggia cadute sul fango, prima che diventasse pietra incastonata nelle pareti delle Alpi Orobie Valtellinesi. (La Repubblica)
È il ritrovamento di una «biblioteca» di reperti preziosissimi per i paleontologi, conseguenza della riduzione delle superfici ghiacciate: orme di anfibi e rettili, reperti di fossili vegetali e persino le gocce di pioggia sono rimaste impresse su lastre di arenaria, raccontando un ambiente preistorico fino ad oggi ignoto ai ricercatori; da qui l’eccezionalità della scoperta. (Corriere Milano)