Roberto Benigni, un uomo solo: il sogno e il siluro

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Roberto Benigni, da sempre figura iconica del panorama culturale italiano, è tornato in scena con “Il Sogno”, uno spettacolo televisivo andato in onda su Rai 1 e successivamente disponibile su RaiPlay. Un’opera che, al di là delle apparenze, ha sollevato non poche polemiche, soprattutto in ambito politico. Lo show, che ha visto Benigni solo sul palco, vestito in abito scuro e camicia sbottonata, è stato un mix di comicità e orazione civile, con un focus particolare sull’Europa, la guerra e la pace. Una performance che, se da un lato ha affascinato per la sua semplicità e l’abilità retorica dell’artista, dall’altro ha acceso dibattiti e critiche, soprattutto da parte di chi lo accusa di aver trasformato il palcoscenico in una tribuna politica.

La regia di Stefano Vicario, con inquadrature essenziali e una scenografia minimalista firmata da Chiara Castelli, ha contribuito a creare un’atmosfera intima, quasi da teatro. Le luci, prive di effetti particolari, e la colonna sonora di Nicola Piovani hanno completato un quadro che, pur nella sua apparente semplicità, nascondeva un messaggio complesso. Benigni, dopo i primi quindici minuti di monologo comico, ha infatti dedicato gran parte dello spettacolo a temi di rilevanza civile, sognando un’Europa unita e lanciando un appello alla pace. Un’operazione che, secondo alcuni, si è trasformata in una colossale operazione ideologica, mimetizzata dietro una dialettica affascinante e una retorica accattivante.

Non sono mancate le reazioni, spesso critiche, da parte di chi ha visto nello spettacolo un’appendice televisiva alla recente manifestazione di piazza a Roma, interpretandolo come un atto di resistenza simbolica al governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni. Michele Serra, da casa, avrà sorriso, mentre in redazione a Repubblica si sarà brindato, anche se al Nazareno – sede del Partito Democratico – la situazione è ben più intricata. Eppure, al di là delle polemiche, resta il fatto che Benigni ha saputo catturare l’attenzione del pubblico, con una performance che ha diviso ma non lasciato indifferenti.

L’espressione napoletana “chiagne e fotte”, utilizzata per descrivere un atteggiamento opportunista e ipocrita, è stata ripresa da alcuni commentatori per stigmatizzare quello che è stato definito un comizio mascherato da spettacolo. Un’accusa che, se da un lato evidenzia il malcontento di chi vede nella Rai un mezzo di propaganda, dall’altro rischia di offuscare il valore artistico e comunicativo dell’opera. Benigni, del resto, non è nuovo a questo tipo di critiche, avendo spesso utilizzato il palcoscenico per lanciare messaggi sociali e politici.

Quello che è certo è che “Il Sogno” ha rappresentato un evento televisivo di rottura, con due ore e un quarto di diretta senza interruzioni pubblicitarie, un format inusuale per la televisione generalista. Un esperimento che, al di là delle polemiche, ha dimostrato come Benigni continui a essere un punto di riferimento, capace di mescolare comicità e impegno civile, anche a costo di sollevare polemiche e dividere il pubblico.