Mezzo secolo di Fantozzi al cinema Boldini

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LI Cinema Boldini in Sala Estense celebra oggi alle 21 i cinquant’anni di una delle maschere più iconiche e amate del cinema italiano con il ritorno in sala di Fantozzi, il film capolavoro diretto da Luciano Salce e tratto dalla scrittura geniale e grottesca di Paolo Villaggio. Restaurato in 4K dalla Cineteca di Bologna, il film sarà proiettato nella sua nuova veste, per ritrovare la forza tragicomica e dissacrante del personaggio che ha cambiato per sempre l’immaginario collettivo, raccontando con feroce ironia le nevrosi della società italiana tra frustrazioni, sfortune e irresistibili momenti comici. (il Resto del Carlino)

Se ne è parlato anche su altre testate

Infatti, il 27 marzo 1975 usciva Fantozzi, il film diretto da Luciano Salce con protagonista il celebre ragioniere, interpretato da Paolo Villaggio, che ne è... (Style - Moda Uomo del Corriere della Sera)

Cinquant’anni fa, nel 1975, usciva nelle sale Fantozzi, il film che avrebbe dato il via a una delle saghe più amate e longeve del cinema italiano. (Io Donna)

«Vedete questa libreria alle mie spalle? Ci sono più di 1200 libri. Ma il mio preferito è Franz. Ovvero Kafka»: Paolo Villaggio è seduto sulla sedia a rotelle, illuminato dalle luci di Luca Bigazzi e inquadrato da due camere («Non ho mai avuto tanti operatori intorno a me»). (la Repubblica)

Era il 27 marzo quando il ragioniere più sfigato della storia del cinema (anche se con casa in affitto a equo canone e possibilità di permettersi ferie al mare e in montagna, quasi un lusso per un impiegato di oggi) piombava nelle sale di proiezione, complice il successo dei primi due libri scritti dall'autore-interprete Paolo Villaggio (la Repubblica)

Si chiamava Pina, e con una telefonata all’ufficio del marito Ugo Fantozzi dava inizio a una delle saghe cinematografiche più amate (e fraintese) del nostro cinema: «Vorrei fare umilmente osservare che non ho più notizie di mio marito da 18 giorni. (leggo.it)

“Ma, caro Fantozzi, è solo questione d'intendersi, di terminologia. Lei dice "padroni" e io "datori di lavoro", lei dice "sfruttatori" e io dico "benestanti", lei dice "morti di fame" e io "classe meno abbiente". (WIRED Italia)