Terres des Hommes: stop fondi Usaid, a rischio 15mila famiglie
Articolo Precedente
Articolo Successivo
Oltre 15mila famiglie, già in condizioni di estrema vulnerabilità, rischiano di vedere compromessa la propria sopravvivenza a causa del blocco ai fondi della Us Agency for International Development (Usaid), l’agenzia statunitense per la cooperazione internazionale. A lanciare l’allarme è Terres des Hommes Italia, fondazione da anni impegnata nella difesa dei diritti dei minori e nella promozione di progetti di sviluppo in aree critiche del pianeta. La decisione dell’amministrazione Trump di sospendere i finanziamenti ha messo in pericolo programmi essenziali, che garantiscono assistenza sanitaria, accesso all’acqua e sostegno alimentare a migliaia di persone.
Nonostante una recente ordinanza del giudice federale Amir Ali, che ha sospeso il blocco agli aiuti esteri americani, le organizzazioni non governative coinvolte hanno già iniziato a interrompere le attività. Ali, giudice distrettuale di Washington, ha sottolineato come l’amministrazione statunitense «non sia riuscita a giustificare lo straordinario danno causato da questa sospensione su larga scala», ordinando il ripristino dei fondi per contratti, sovvenzioni e prestiti attivi prima del ritorno di Trump alla Casa Bianca. Tuttavia, la sospensione temporanea dei programmi ha già avuto conseguenze drammatiche, con segnalazioni di decessi tra i rifugiati birmani, che dipendevano dagli aiuti umanitari per sopravvivere.
La decisione di Trump, motivata da una ridefinizione delle priorità geopolitiche degli Stati Uniti, ha scatenato un dibattito internazionale sull’impatto degli aiuti esteri. La sospensione dei fondi Usaid non solo minaccia la vita di migliaia di persone, ma rischia di compromettere un sistema di relazioni e alleanze costruito negli anni, con ripercussioni sulla stabilità globale. Terres des Hommes, che opera in contesti dove l’assenza di interventi umanitari può significare morte certa per intere comunità, ha sottolineato come la situazione sia ormai al limite: «Stiamo sospendendo i programmi, nonostante l’ordinanza del giudice», hanno dichiarato i rappresentanti dell’ong, evidenziando la difficoltà di riavviare progetti complessi in tempi brevi.