Firenze, duemila fedeli in duomo per la messa in suffragio del papa

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Nella penombra della cattedrale di Santa Maria del Fiore, mentre i raggi del sole filtravano dalle vetrate, quasi cento sacerdoti in abito talare bianco hanno varcato la navata centrale in processione, seguendo il crocifisso. Alcuni, con gli occhi lucidi, altri con lo sguardo abbassato, si sono inginocchiati davanti all’altare, intonando l’Alleluia durante la messa in suffragio di Papa Francesco. La basilica, aperta solo dal portone laterale, ha accolto quasi duemila persone, alcune delle quali hanno atteso a lungo prima di poter entrare. Fuori, un maxischermo è stato allestito a San Lorenzo per chi non ha trovato posto tra le mura del duomo.

A Fermo, intanto, il registro delle condoglianze – predisposto dalla Prefettura su indicazione del governo – ha varcato le soglie del carcere. Una scelta che non ha sorpreso chi conosceva il rapporto del pontefice con gli ultimi. «Si chiedeva sempre: "Perché loro e non io?"», ricordano quelli che lo hanno visto visitare le carceri, celebrare la lavanda dei piedi nel giovedì santo, aprire la Porta Santa tra le mura di un penitenziario. Il prefetto Edoardo D’Alascio, insieme alla direttrice Serena Stoico, ha voluto che anche i detenuti potessero lasciare un messaggio. «Credo che sarebbe stato felice di saperlo», ha detto D’Alascio, sottolineando come il pontefice avesse messo al centro della sua missione proprio chi vive ai margini.