Assange: "Il giornalismo non è un crimine. Quanto accaduto a me può accadere di nuovo"

Assange: Il giornalismo non è un crimine. Quanto accaduto a me può accadere di nuovo
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EuropaToday ESTERI

"Difficile non tracciare una linea tra il governo degli Stati Uniti che attraversa il Rubicone e il freddo clima attuale per la libertà di espressione". Washington come Giulio Cesare. Come il generale romano attraversò il fiume cambiando per sempre la storia di quello che poi sarebbe divenuto un impero, così gli Stati Uniti hanno varcato quel confine simbolico che sancirebbe la loro volontà di "criminalizzare a livello internazionale il giornalismo". (EuropaToday)

La notizia riportata su altri media

La pronuncia è arrivata fuori tempo massimo, solo dopo che l’odissea giudiziaria di Assange – il quale ha dovuto, per sua stessa ammissione, dichiararsi «colpevole di giornalismo» per tornare libero – si è conclusa. (L'INDIPENDENTE)

Non sono libero oggi perché il sistema ha funzionato: sono libero perché mi sono dichiarato colpevole di giornalismo". Julian Paul Assange parla per la prima volta da uomo libero, dopo aver trascorso quattordici anni della sua esistenza nell’ambasciata ecuadoriana a Londra e in detenzione nel carcere britannico di massima sicurezza di Belmarsh per aver divulgato centinaia di documenti scottanti del Dipartimento di Stato americano. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

“È importante stabilire non solo cosa è successo, ma anche quali sono le implicazioni”. Con Julian Assange e WikiLeaks, guarda anche al futuro e alle conseguenze del caso del fondatore di WikiLeaks per la libertà di stampa, ora che, con il suo patteggiamento, il governo americano è riuscito a far passare – per la prima volta nella storia degli Stati Uniti – la teoria che un giornalista che rivela documenti segreti nel pubblico interesse commette un gravissimo crimine e gli Usa possono provare a estradarlo e a incarcerarlo, non importa la sua nazionalità. (Il Fatto Quotidiano)

Consiglio d’Europa: la condanna di Assange ha avuto effetti intimidatori sui diritti umani

''Alla fine ho scelto la libertà, piuttosto che una giustizia irrealizzabile'': ancora provato dalla lunga detenzione, il fondatore di Wikileaks Julian Assange parlando a Strasburgo davanti a una commissione del Consiglio d'Europa in quello che è stato il suo primo intervento pubblico da quando è stato rilasciato carcere di (Secolo d'Italia)

Anni di calvario di cui 5 in carcere, tra ambasciate e processi contro lo Stato più potente al mondo. 18 i capi d’accusa (175 anni di carcere) che gli Stati Uniti avevano chiesto per forzare l’estradizione prima all’ambasciata dell’Ecuador a Londra, che per un periodo aveva dato rifugio politico al giornalista, poi al carcere di massima sicurezza di Belmarsh, nel Regno Unito. (Radio Radio)

S’intitola La … Per il fondatore di WikiLeaks, certo. (Il Fatto Quotidiano)