Chiusura Barry Callebaut, il sindacalista della Rsu: "Aspettiamo risposte concrete, le criticità si possono superare"
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Chiusura Barry Callebaut, il sindacalista della Rsu: "Aspettiamo risposte concrete, le criticità si possono superare" Ivan Axerio, 48 anni da 15 assunto alla Barry Callebaut di Intra e voce delle Rsu: "E' stato un fulmine a ciel sereno perché la produzione nello stabimento di Verbania non si è mai fermata, i contratti a tempo determinato sono stati di recenti rinnovati. Chiediamo risposte concrete alla proprietà e l'aiuto delle istituzione: se l'azienda chiude per criticità, come dice, a livello logistico bisogna trovare la soluzione per superarle. (La Stampa)
Se ne è parlato anche su altre testate
Intanto si registra la presa di posizione di diversi imprenditori che si dicono pronti a rilevare alcuni macchinari e reimpiegare parte dei dipendenti, tra questi Andrea Saini dell’aronese Laica che si dice interessato a valutare il reintegro di alcune figure professionali compatibili con il processo aziendale oltre che di eventuali attrezzature. (VCO AZZURRA TV)
«Al tavolo è stata ribadita l'indignazione sulla decisione unilaterale e improvvisa della Barry Callebaut di chiudere lo stabilimento produttivo di Intra – si legge in una nota della Fai Cisl Piemonte Orientale –. (La Stampa)
Domani, fanno sapere i sindacati, riprenderà l'attività lavorativa interrotta dopo l'annuncio, arrivato nella mattinata di giovedì 5 settembre, della volontà della multinazionale svizzera di chiudere lo stabilimento piemontese entro il primo trimestre del 2025. (Alto Adige)
Ci sono due strade per garantire un futuro ai 150 lavoratori della fabbrica Barry Callebaut di Verbania Intra, che la multinazionale belga con sede in Svizzera ha annunciato di voler chiudere. (La Repubblica)
Uno tsunami inaspettato”. Rossella è uno dei 115 lavoratori dello stabilimento Barry Callebaut di Verbania. (Il Fatto Quotidiano)
Siamo di fronte all’ennesima chiusura aziendale basata su logiche economico-finanziarie che ignorano la responsabilità sociale d’impresa e si fanno beffe di qualsiasi codice etico». (La Stampa)