Re Bibi è tornato sul trono di Gerusalemme

Venerdì Netanyahu è salito sul podio del Palazzo di Vetro e quando molte delegazioni hanno abbandonato l'aula, sfilando sotto i suoi occhi, non si è lasciato minimamente intimidire dalla protesta. Con il suo inconfondibile stile da statista navigato (straripante di egocentrismo) ha intrattenuto i presenti pronunciando il classico “spiegone” alla Bibi. Rendendo noto quello che si sapeva già, ovvero la guerra va avanti tanto a Gaza quanto in Libano (L'HuffPost)

Su altri media

Il presidente americano sa benissimo che l’attacco israeliano è già cominciato. «Sono al corrente delle notizie e vorrei che si fermassero», ha risposto Joe Biden ai giornalisti che ieri lo incalzavano sull’imminente invasione israeliana del Libano del sud. (il manifesto)

evidentemente non tutto il mondo condivide le irresponsabili posizioni dell’Occidente, anzi dell’Uccidente liberale atlantista, a proposito dell’imperialismo efferato, cruento e criminale di Netanyahu, il quale Netanyahu, stizzito evidentemente per l’abbandono dell’aula da parte di così tante delegazioni, non ha trovato di meglio da fare che bollare come palude antisemita l’ONU stessa. (Radio Radio)

Chiedete a Nasrallah», ha detto il presidente, riferendosi al leader militare di Hamas a Gaza e al leader del gruppo sciita libanese Hezbollah, entrambi uccisi in attacchi israeliani. Chiedete a Mohamed Deif. (Gazzetta del Sud)

Non è meno stupefacente dell'impossibile eliminazione di Nasrallah l'ammirato sguardo del mondo verso il personaggio che tutto il conformismo internazionale ha amato odiare, e ha usato come schermo per attaccare Israele, la guerra, gli ebrei: Netanyahu (il Giornale)

Ci riferiamo all’atteggiamento del governo Netanyahu nei confronti delle Nazioni Unite. Non era mai accaduto e non è tollerabile. (articolo21)

«Un discorso di menzogne e violenza. Il politologo Vittorio Emanuele Parsi interpreta quanto sta accadendo in Medio Oriente, dove ieri l’Iran ha lanciato missili balistici su Israele, come conseguenza della strategia di guerra del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ma anche della passività della comunità internazionale. (La Nuova Venezia)