Il mea culpa di Valter Lavitola: "Ero un bandito, sono certo che Fini non sapeva della casa di Montecarlo"

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L'HuffPost INTERNO

"Non lo rifarei. La ragione principale per cui ne sto parlando è che mi pesa aver innescato una vicenda che può portare a una condanna ingiusta. Sono certo che all'inizio Fini non sapeva che la casa fosse stata acquistata dal cognato con i soldi di Corallo, l'imprenditore delle slot. Fu Corallo a organizzare la cosa da Saint Lucia, dove aveva due casinò, insieme ai Tulliani e ad altri intorno a Fini, che ha saputo solo dopo". (L'HuffPost)

Su altri media

Sembra il giudizio espresso su un'estranea, sulla scontrosa bigliettaia di un casello autostradale che tende una mano poco curata. Invece è Sergio Tulliani che descrive sua figlia Elisabetta, quella che ha inguaiato Gianfranco Fini con la casa a Montecarlo e che l'altro giorno, a quattordici anni dall'inizio della «telenovela» (come la chiamò la segretaria dell'ex leader di An), davanti ai giudici e con frenetica magnanimità ha cercato di riabilitare il marito: «Ho nascosto a Gianfranco Fini la volontà di mio fratello Giancarlo di comprare la casa di Montecarlo. (ilGiornale.it)

Avvenute ormai più di dieci anni fa. Roma, 20 mar – Gianfranco Fini in carcere? Non ancora. (Il Primato Nazionale)

La ragione principale per cui ne sto parlando è che mi pesa aver innescato una vicenda che può portare a una condanna ingiusta. Sono certo che all’inizio Fini non sapeva che la casa fosse stata acquistata dal cognato con i soldi di Corallo, l’imprenditore delle slot. (Open)

Sergio Tulliani, 81 anni, papà di Elisabetta Tulliani, parla dopo le richieste di condanna ai figli e all'ex leader di An Gianfranco Fini nel processo che vede al centro la vendita della casa di Montecarlo, lasciata in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni ad Alleanza Nazionale. (ilmessaggero.it)

La richiesta di una condanna a otto anni per Gianfranco Fini e la compagna Elisabetta Tulliani, formulata ieri l'altro al termine di un iter processuale durato quasi quindici anni, ripropone all'attenzione uno dei casi giornalistici più clamorosi della storia recente, ricordato come quello della «Casa di Montecarlo». (ilGiornale.it)

Ha un ristorante di pesce nel quartiere romano di Monteverde («La decisione di aprirlo l’ho presa in carcere, dove i compagni di cella cucinavano strepitosi timballi sul fornelletto», racconta a Repubblica). (la Repubblica)