L'inchiesta ultrà: spuntano anche l'"addestramento militare" e i biglietti ai clan della malavita
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Mercoledì 2 ottobre - gli interrogatori dei capi ultrà arrestati nell'ambito dell'inchiesta aperta dalla Procura di Milano sulle tifoserie organizzate di Inter e Milan. Con il passare delle ore emergono ulteriori aspetti, e tanti altri emergeranno ancora. Ipotesi di reato, reati conclamati, condotte malavitose, custodie cautelari in carcere, arresti domiciliari, connessioni con la malavita organizzata, fiumi di intercettazioni: gli ingredienti sono abbondanti, gli intrecci molteplici e in un certo senso sorprendenti. (La Gazzetta dello Sport)
Se ne è parlato anche su altri media
Una estorsione di cui rispondono alcuni degli ultras arrestati lunedì, 30 settembre, nella maxi indagine della procura di Milano sul mondo ultras e sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nelle curve dello stadio San Siro. (Il Fatto Quotidiano)
Proprio per queste sue caratteristiche, Debora Turiello, 40 anni, ai domiciliari con l’accusa di far parte dell’associazione per delinquere con aggravante mafiosa, per la Cu… Viene descritta come una che si distingue per le “spiccate doti organizzative” e “dallo scrupoloso puntiglio nell’adempiere i compiti a lei affidati”. (La Repubblica)
Spuntano anche i nomi dei fratelli Aldo e Mauro Russo, uno cognato di Paolo Maldini e l'altro socio in affari dello stesso ex capitano del Milan e di Christian Vieri, nell'elenco delle persone perquisite ieri durante il blitz contro i capi ultrà di Inter e Milan. (fcinter1908)
"Mi è stato comunicato che per tutte le comunicazioni tra società e tifoseria, l'unico interlocutore sarebbe dovuto essere Ferdico Marco, questo mi è stato detto da Ferdico stesso". Lo ha messo a verbale Massimiliano Silva, dirigente dell'Inter addetto ai rapporti con la tifoseria, nell'inchiesta della Dda di Milano che ieri ha portato a 19 arresti, tra cui quello del capo ultrà interista, azzerando le curve milanesi. (Calciomercato.com)
“Scusa di cosa?”. Maggio 2005, il Milan rientra a casa dopo la sconfitta in finale di Champions League contro il Liverpool. (L'HuffPost)
Il gruppo di violenti nerazzurri gestiva tutti gli affari illegali dentro e fuori lo stadio Meazza e non tollerava intrusioni di concorrenti in trasferta. Andrea Beretta, 49enne leader omicida del gruppo, investì Francesco Intagliata, suo fedelissimo, del compito di dissuadere i campani dal vendere magliette taroccate, gadgets fasulli e qualsiasi altro tipo di mercanzia abusiva fuori lo stadio. (ilmattino.it)