Arresto di Abedini, intrecci internazionali e tensioni diplomatiche
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L'arresto di Mohammad Abedini Najafabadi, ingegnere iraniano fermato il 16 dicembre scorso all'aeroporto di Malpensa su mandato degli Stati Uniti, ha scatenato una serie di reazioni a catena che coinvolgono Italia, Iran e Stati Uniti. Abedini è accusato di aver fornito tecnologie per i droni ai pasdaran, le Guardie della Rivoluzione Islamica iraniana, e Washington ha già richiesto la sua estradizione, impegnandosi a inviare entro 21 giorni il fascicolo dell'inchiesta alla Farnesina.
Teheran, dal canto suo, ha reagito con fermezza, pretendendo che Abedini non venga consegnato agli Stati Uniti e accusando l'Italia di violare i diritti umani. La nota del governo iraniano, dai toni particolarmente duri, sottolinea la delicatezza della situazione e la determinazione di Teheran a non fare concessioni finché Abedini rimarrà detenuto a Milano.
Il caso si è ulteriormente complicato con l'arresto, avvenuto il 20 dicembre, della giornalista italiana Cecilia Sala a Teheran. Sala, collaboratrice di Chora Media e del Foglio, è stata fermata dalle autorità iraniane in circostanze ancora poco chiare. Il ministro della Giustizia italiano, Carlo Nordio, ha confermato l'arresto di Abedini senza essere a conoscenza della detenzione di Sala, aggiungendo un ulteriore elemento di tensione tra i due Paesi.
La vicenda ha assunto una dimensione diplomatica di rilievo, con l'Iran che ha convocato l'ambasciatrice italiana a Teheran per esprimere il proprio disappunto e ribadire la richiesta di non seguire gli Stati Uniti nella gestione del caso Abedini.