Onu: due dipendenti uccisi a Gaza, Israele nega ogni responsabilità

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ESTERI

Deir El Balah, 19 marzo – Due dipendenti delle Nazioni Unite hanno perso la vita in un edificio dell’Onu a Deir El Balah, nella Striscia di Gaza centrale. La notizia, inizialmente diffusa da Hamas, è stata successivamente confermata da una fonte delle Nazioni Unite, mentre l’esercito israeliano ha categoricamente smentito ogni coinvolgimento nell’accaduto. Le vittime, il cui identità non è stata ancora resa pubblica, lavoravano per l’Ufficio delle Nazioni Unite per i servizi di progetto (Unops) e per il Mine Action Service (Unmas), enti impegnati in attività umanitarie e di sminamento nella regione.

L’episodio si inserisce in un contesto già teso, segnato da un’escalation di violenze che ha riportato la Striscia di Gaza al centro di un conflitto che sembrava, almeno in parte, essersi attenuato. Le dichiarazioni del ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, non hanno fatto che alimentare ulteriori tensioni. In un video indirizzato alla popolazione di Gaza, Katz ha lanciato un ultimatum: «Se tutti gli ostaggi israeliani non saranno rilasciati e Hamas non sarà espulso da Gaza, Israele agirà con forze che non avete ancora conosciuto». Il riferimento è chiaramente rivolto al gruppo militante palestinese, accusato di trattenere prigionieri israeliani. Katz ha inoltre esortato i residenti di Gaza a seguire il consiglio del presidente statunitense, suggerendo la possibilità di lasciare l’enclave per chi lo desidera.

Intanto, a Gerusalemme, centinaia di cittadini israeliani hanno manifestato davanti alla Knesset, il parlamento israeliano, per contestare la gestione del conflitto da parte del governo Netanyahu. Con slogan e bandiere, i manifestanti hanno chiesto un immediato ritorno al dialogo, sostenendo che solo attraverso negoziati sia possibile liberare gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. «La guerra non è la soluzione», hanno gridato, denunciando quello che definiscono un conflitto alimentato da «biechi interessi politici».

Nella Striscia di Gaza, intanto, la situazione umanitaria continua a deteriorarsi. Dopo la fine della tregua, gli abitanti dell’enclave vivono nel terrore, costretti a fare i conti con la carenza di cibo, gas e medicine. «Sembra di essere tornati all’inizio della guerra», ha raccontato Fouad, un residente di Gaza, in un’intervista a Open. Il rumore incessante degli aerei da ricognizione israeliani, che sorvolano la zona da 24 ore, contribuisce a creare un clima di paura e disperazione. «Non ce la facciamo più», ha aggiunto, descrivendo una realtà in cui la vita quotidiana è diventata una lotta per la sopravvivenza.