Occasione unica per Israele, obbligo per l'Iran: sarà guerra

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il Giornale ESTERI

Israele ha davanti un'occasione a cui non può rinunciare. La Repubblica Islamica, invece, ha bisogno di un rappresaglia che non può più rinviare. Una prospettiva da incubo destinata a realizzarsi sotto gli occhi di un'America condannata all'impotenza da un Joe Biden a mezzo servizio privo, fino alla seconda metà di gennaio, di un valido sostituto. Da questa triplice certezza nasce la grande incognita di una guerra pronta a espandersi dal confine israeliano libanese fino all'Iran. (il Giornale)

Su altre fonti

Una serie di successi ha ricostruito in parte la credibilità delle forze armate e dei servizi segreti israeliani, la cui impreparazione il 7 ottobre 2023 aveva sconvolto e traumatizzato il Paese. (Corriere della Sera)

Tra i leader più influenti del Medio Oriente, è stato ucciso dall'ultimo raid su Beirut. Ecco perché Israele- e non solo- lo voleva morto Getting your Trinity Audio player ready... (Dire)

Per Israele la scelta è se invadere il Libano, per l’Iran se entrare in guerra con Israele. «L’eliminazione di leader importanti e scenografici come Nasrallah cambia la guerra, ma la decapitazione del Partito di Dio non cambia la strategia di Israele espressa da Netanyahu all’Onu: degradare le capacità di Hezbollah perché non rappresenti più una minaccia militare». (ilmessaggero.it)

Hashem Safieddine, chi è il braccio destro di Nasrallah destinato a diventare il capo di Hezbollah

La Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, ha affidato a una lunga serie di messaggi social il suo commento sulla morte del capo di Hezbollah. «Il sangue del martire Sayyed Hassan Nasrallah non sarà versato invano». (ilmessaggero.it)

Seguendo il paradigma di Moshe Dayan, Gerusalemme continua ad interpretare il ruolo del cane pazzo che non può e non deve percepire un pericolo per la sua esistenza. Il rischio è tuttavia, come sempre, quello di rimanere ancora più solo di quanto giù non sia. (Difesa Online)

Ma per raccogliere la difficile eredità del cofondatore di Hezbollah, ucciso venerdì mentre nel quartier generale del gruppo terroristico pianificava nuovi attacchi, saranno decisivi altri fattori che lo avevano già portato ad occupare ruoli importanti nel “partito di Dio” . (ilmessaggero.it)