Beko, chiude lo stabilimento di Comunanza: l'azienda annuncia gli esuberi e il ministero rifiuta il piano industriale

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corriereadriatico.it ECONOMIA

Crisi Beko, al tavolo ministeriale svolto a Roma l'azienda ha annunciato 1935 esuberi con la chiusura entro la fine del 2025 degli stabilimenti Beko Europe di Siena e Comunanza e della linea del freddo a Cassinetta in provincia di Varese. Al summit di Roma sono presenti anche i sindacati. Le chiusure e gli esuberi sarebbero previsti nel piano per l'Italia comunicato dalla multinazionale turca: un annuncio che arriva dopo 12 anni di cassa integrazione tra ex Whirlpool e Beko Europe. (corriereadriatico.it)

Se ne è parlato anche su altri media

E se i senatori del Partito Democratico non esitano a puntare il dito contro il governo, «incapace di difendere i posti di lavoro e il sistema produttivo italiano»; il sindaco di Varese Davide Galimberti parla di «mannaia sociale sul Cassinetta». (malpensa24.it)

"Prendiamo atto degli impegni dichiarati, ma vogliamo vedere risultati concreti da parte dello stato" (oksiena.it)

E' quanto comunicato, in base a quanto si apprende, dai vertici della ex Whirlpool al tavolo ministeriale in corso a Roma, al Minit, dove sono presenti anche i sindacati. Saranno 1935 in totale gli esuberi. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Chiusura entro la fine del 2025 degli stabilimenti Beko Europe di Siena (299 i dipendenti) e Comunanza (Ascoli Piceno) e della linea del freddo a Cassinetta (Varese); 1.935 in totale gli esuberi; è quanto comunicato dai vertici della ex Whirlpool al tavolo ministeriale in corso a Roma, al ministero delle Imprese e del Made in Italy. (SIENA FREE)

Licenziamenti Beko, i numeri nei vari stabilimenti Quasi 2mila lavoratori a rischio: la società di elettrodomestici Beko (ex Whirlpool) ha annunciato un piano per l'Italia che prevede 1.935 esuberi al livello nazionale. (Today.it)

“I lavoratori e le lavoratrici hanno condiviso il percorso indicato dalle organizzazioni sindacali per giungere il prima possibile alla soluzione dei due problemi evidenziati con la mobilitazione: Iniziare una trattativa vera sul piano industriale che indichi la misura e il cronoprogramma degli investimenti oltre ai mercati di riferimento, per rilanciare il sito e il suo ciclo integrato per le produzioni strategiche di inox, fucinati e tubi con le ricadute sui livelli occupazionali (diretti e dell’indotto) e ambientali con produzioni più green; fermare una silenziosa riorganizzazione al fine di contenere i costi,ma che ha gravato esclusivamente sui lavoratori e sulle lavoratrici in termini di organizzazione del lavoro, organici (somministrati compresi), modifiche nei carichi di lavoro, tempi e ritmi che ormai risultano insostenibili. (Il Giornale dell'Umbria – il giornale on line dell'Umbria)