L'Europa, Giorgia Meloni e la sindrome di Tecoppa (di G. Cazzola)

Luciano Lama chiedeva sempre ai dirigenti sindacali di evitare, nelle relazioni con il padronato, quella che lui chiamava la "sindrome di Tecoppa", una sorta di miles gloriosus il quale pretendeva che, nei duelli, l’avversario stesse fermo per poterlo infilzare meglio. Forse Giorgia Meloni ha contratto questo malanno alla luce dei positivi risultati elettorali del suo partito e della sua maggioranza che le hanno provocato quel surriscaldamento dell’Ego che è il primo avviso della contrazione della sindrome. (L'HuffPost)

Ne parlano anche altri giornali

Di entrare nel fortino di Bruxelles dove tedeschi e francesi, circondati da vassalli fedeli, decidono della vita quotidiana di 27 nazioni europee, tra cui la nostra. La questione dell'appartenenza partitica e delle relative alleanze sparisce dinanzi all'evidenza di un bene più grande. (il Giornale)

Fondamentalmente Giorgia Meloni ha fatto benissimo ad astenersi sul nome di Ursula von de Leyen dopo quello che ha ritenuto essere stato un “smacco” alla volontà popolare. Smacco che in realtà con la volontà popolare non c’entra nulla e che mette piuttosto in mezza mora i sovranisti di Ecr. (AlessioPorcu.it)

È stata, questa, la settimana in cui un po’ di nodi sono venuti al pettine. Quello, dopo le nomine europee, del governo guidato da Giorgia Meloni e quello di Forza Italia, dopo l’intervista di Marina Berlusconi. (L'HuffPost)

Meloni, il gioco delle tre carte in Europa non paga e spinge l’Italia in un vicolo cieco: che errore

Sabato sera su La7 ha definito pozzanghere che vanno asciugate al sole le sequenze delle riunioni di Gioventù nazionale svelate da Fanpage, col loro armamentario razzista, antisemita e filonazista. Alessandro Giuli, presidente del Maxxi, giornalista e saggista (recentissimo il suo «Gramsci è vivo», Rizzoli). (Corriere Roma)

Il vizio d’origine è chiaro e riguarda tutti. Un errore commesso dal francese Emmanuel Macron, dal tedesco Olaf Scholz e dall’olandese Mark Rutte, che al Consiglio europeo hanno escluso Giorgia Meloni dalla trattativa sui vertici della Commissione vedendo in lei non il rappresentante di un Paese fondatore, l’Italia, ma la leader di uno schieramento politico avverso, l’Ecr. (L'HuffPost)

Quando Giorgia Meloni divenne premier il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e il premier uscente Mario Draghi gliel’avevano raccomandato in tutti i modi: “Giorgia, se vuoi contare in Europa cerca sempre un buon rapporto con Francia e Germania“. (FIRSTonline)