Un "atto dovuto"? L'esposto non basta, servono degli indizi. E qui non ce ne sono
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Un atto dovuto? Forse, un atto voluto, come ha titolato ieri con malcelato orgoglio il Manifesto. Si dice, anzi è quasi un coro, che Francesco Lo Voi, procuratore della Repubblica di Roma non avesse scelta e abbia fatto quel che gli imponeva la legge. O meglio, la norma che ordina ai pm di spedire a razzo al Tribunale dei ministri «omessa ogni indagine», il fascicolo appena formato, in questo caso con le accuse contenute nell'esposto dell'avvocato Luigi Li Gotti (il Giornale)
Ne parlano anche altre testate
Viviamo in un’epoca di simulacri, in cui la verità è stata smembrata, rielaborata e riconsegnata al pubblico sotto forma di slogan, di frasi ripetute fino alla nausea, fino a trasformarsi in dogmi. Giorgia Meloni ha dichiarato di aver ricevuto un avviso di garanzia, eppure ciò che ha ricevuto non è un avviso di garanzia, bensì una comunicazione prevista dalla legge costituzionale n. (LaC news24)
“Era un atto dovuto”: così si è ripetuto, quasi come un mantra, per giustificare la decisione della Procura di Roma di iscrivere nel registro degli indagati la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, i ministri Matteo Piantedosi e Carlo Nordio, e il sottosegretario alla Presidenza Alfredo Mantovano. (Il Dubbio)
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Con la solita puntualità della ben conosciuta “giustizia ad orologeria”, è giunta notizia che il Presidente del Consiglio ed altri membri del governo (Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e Alfredo Mantovano), in seguito ad un esposto di un “privato cittadino”, sono iscritti nel registro degli indagati per i reati di favoreggiamento e peculato a margine del “caso Almasri”, il generale libico arrestato per un mandato di arresto della Cpi e scarcerato dalla Corte d’Appello di Roma per un vizio di forma nella emissione del mandato. (ROMA on line)