Pensione a 70 anni nel 2051: la stima allarmante dell’Istat

La pensione arriverà a 70 anni nel 2051. L’allarme è stato lanciato dal Presidente ISTAT, Francesco Maria Chelli, nel corso dell’audizione sul Piano Strutturale di Bilancio. Con l’aumento della speranza di vita e il declino demografico, cioè, l’età pensionabile potrebbe spostarsi in avanti di circa 3 anni, rispetto agli attuali 67 di oggi. In questo articolo esponiamo le stime ISTAT sul sistema previdenziale italiano e spieghiamo perché la pensione arriverà a 70 anni nel 2025. (Ti Consiglio)

Ne parlano anche altri media

Un Paese sempre più vecchio le cui dinamiche demografiche, anche nello scenario di natalità più favorevole, finiranno per avere un “un impatto importante” sulle pensioni. (Wall Street Italia)

Nel 2051 - ci andremo quasi a 70 anni. Pensioni, le prospettive «Le ipotesi sulle prospettive della speranza di vita a 65 anni contemplate nello scenario mediano presagiscono una crescita importante, a legislazione vigente, dell’età al pensionamento», ha detto. (ilgazzettino.it)

Aumentano gli anziani e più la popolazione invecchia più avanti bisogna portare l'età pensionabile perché la forza lavoro attiva non coprirebbe altrimenti le pensioni e le necessità della popolazione anziana che aumenta ed è più longeva. (Vanity Fair Italia)

In pensione a 70 anni, le stime Istat per il 2051: «Più morti che nati e sempre meno figli»

Tutti coloro che sono nati dal 1960 in poi sono destinati, secondo le attuali norme di legge, a subire un aumento dei requisiti per accedere alla pensione, ora fissati (per chi ha versato contributi prima del 1996) a 67 anni d’età (con 20 di contributi) per la pensione di vecchiaia e, per la pensione anticipata, a 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne) indipendentemente dall’età. (Corriere della Sera)

Nel 2024, le nascite sono state circa 210mila, oltre 4mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2023: è la fotografia scattata dalle stime Istat che restituisce uno scenario già noto ma decisamente preoccupante. (LA STAMPA Finanza)

Lo squilibrio, ha chiarito il presidente dell'Istituto Francesco Maria Chelli, «appare guidato più dall’attuale articolazione per età della popolazione che dai cambiamenti demografici ipotizzati (evoluzione di fecondità, mortalità e dinamiche migratorie)», in una proporzione che è «all’incirca, di due terzi e un terzo rispettivamente». (Corriere della Sera)