La Russia e il crollo di Assad
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La stampa internazionale (quella italiana, nell'occasione, pare un poco più avveduta) abbonda in queste ore di articoli sull'umiliazione subita dalla Russia di Vladimir Putin in Siria con la cacciata di Bashar al-Assad. È una versione che ci può stare. Dal 2015 la Russia si è molto impegnata per sostenere Assad e il suo regime, soprattutto in ottica anti-americana. Aver impedito, (Inside Over)
Su altre testate
Era il maggior alleato di Mosca in Medio Oriente dai tempi dell'Unione Sovietica e ora la proiezione geopolitica di Putin nella regione si è ridotta notevolmente. (Sky Tg24 )
Fonti russe affermano che al momento i militari presenti nella base aerea di Khmeimim e nel porto di Tartus, concessi all’Unione Sovietica nel 1971, non hanno lasciato i loro posto e restano in stato di allarme e pronti al combattimento. (Notizie Geopolitiche)
A legare le due crisi in uno scenario di instabilità, che è comunque oramai globale, non è solo il ruolo di Mosca. Il tycoon intanto è sicuro: "Zelensky vuole la pace, Putin ha perso" (Adnkronos)
Tant’è che l’ormai deposto dittatore Bashir al-Assad ha ottenuto insieme ai familiari più stretti asilo politico proprio da Vladimir Putin. Il Paese era da decenni nei fatti un protettorato iraniano e sotto la tutela di Mosca. (InvestireOggi.it)
«Per Vladimir Putin, la Siria è il simbolo della sua autoaffermazione come leader globale. Ma per la Russia, la Siria di Assad era un inutile fardello che richiede un enorme dispendio di forze militari, politiche ed economiche, senza dare nulla in cambio». (Open)
L'agenzia di intelligence militare ucraina sostiene che la Russia si sta ritirando dalle sue basi siriane. Mosca ha smentito Il destino delle basi aeree e navali russe in territorio siriano è in bilico dopo la drammatica cacciata del presidente Bashar al-Assad, alleato del Cremlino. (Euronews Italiano)