Scontri corteo pro Palestina a Roma, cariche e lacrimogeni dagli agenti, 10 feriti di cui una alla testa, i cori: “Natanyahu uccide bambini” - VIDEO

Al corteo pro Palestina (vietato dalla Questura) gli agenti hanno caricato i manifestanti, lanciato lacrimogeni e usato gli idranti per disperdere la folla. La strada, che era sbarrata dai blindati della polizia, ha costretto i manifestanti a deviare il percorso verso piazzale Ostiense. Ci sono 10 persone ferite, tra cui una ragazza colpita “violentemente” alla testa. I manifestanti hanno mostrato lo striscione “Palestina e Libano uniti: fermiamo il genocidio con la resistenza”. (Il Giornale d'Italia)

Su altre fonti

Circa 1500 persone si sono radunate a piazzale Ostiense nonostante il divieto di manifestare. Inni alla strage del 7 ottobre, cori anti Isralele e contro Giorgia Meloni. (Secolo d'Italia)

Sono scattati i controlli a Roma per la manifestazione pro Palestina annunciata per oggi nella Capitale e vietata dalla Questura (divieto confermato dal Tar del Lazio). (Il Sole 24 ORE)

Cariche della polizia in tenuta anti sommossa contro i manifestanti pro Palestina che hanno tentato di sfondare il blocco delle forze dell'ordine su via Ostiense a Roma. (ilmattino.it)

Questa violenza non è tollerabile

(rinaldo frignani) Sono scattati già nella notte i controlli ai caselli autostradali e sulle consolari in entrata a Roma per individuare e identificare eventuali persone sospette e armi improprie sui veicoli utilizzati da chi parteciperà alla manifestazione pro Palestina di sabato pomeriggio in piazzale Ostiense, davanti alla Piramide Cestia. (Corriere Roma)

"La decisione - spiegano dal Viminale - è scaturita sulla base di valutazioni legate a informazioni acquisite nelle scorse settimane che lasciavano presagire rischi per l'ordine pubblico. È quanto rilevano fonti del ministero dell'Interno. (Il Piccolo)

Considero la libertà di manifestazione una delle forze cardine di una democrazia liberale. Soprattutto coloro che sono più lontani da noi debbono avere il diritto di esprimere i loro hate speech nelle piazze. (Nicola Porro)