Democratici americani, proposte inattuali

Democratici americani, proposte inattuali
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L'Eco di Bergamo ESTERI

Qualche indicazione sulle ragioni della batosta subita, gli sconfitti le possono desumere dal voto. Sempre che essi si liberino da quella spocchia intellettuale e morale - vizio, questo, che è un po’ di tutta la sinistra occidentale - che li fa sentire superiori alla destra e che quindi li rende restii ad accettare un responso sfavorevole delle urne. Cosa il Democrat Party debba fare per risalire la china in cui è precipitato, non sappiamo. (L'Eco di Bergamo)

La notizia riportata su altri media

No, il problema è che gli americani amano la bandiera ma non le guerre, mettono le spillette patriottiche al bavero della giacca ma diffidano dei guerrafondai, piangono agli alzabandiera ma detestano chi manda i loro ragazzi a morire Oltreoceano. (il manifesto)

Nella società dove è stato lo stesso Trump, e non Harris, a fare una prima ricucitura. I sondaggi preelettorali, a cui dovremo abituarci a non credere, ci avevano detto che sarebbe stato un testa a testa e fatto ritenere possibile che la perbene vincesse sul permale. (il manifesto)

Nonostante ognuna venga dipinta come la più importante di sempre, non tutte le elezioni sono uguali, nemmeno in America. Se i quasi 250 anni di storia del paese sono pieni di appuntamenti elettorali che hanno più o meno lasciato il paese com’era, la seconda elezione alla Casa Bianca di Donald J. (Nicola Porro)

TRUMPOPULISMO E SFIDE LIBERALI

Qui a Filadelfia nel luglio del 2016, all’interno dello stadio che ospitava la Convention Democratica, l’élite del partito e diversi pezzi da novanta dello showbiz onoravano Hillary Clinton. I superdelegati ribaltavano o modificavano il voto popolare di alcuni Stati in cui Hillary aveva perso o era più o meno in parità con il suo avversario alle primarie Bernie Sanders; i delegati di quest’ultimo si vedevano negare la parola e quando lasciavano gli spalti per protesta venivano sostituiti con dei figuranti in modo che nelle riprese televisive non si vedessero settori stranamente vuoti. (Jacobin Italia)

«Dovremmo fare un passo indietro e dirci: “Ehi, forse ci siamo concentrati non necessariamente sulle questioni che interessano alla gente ma su quelle che pensiamo debbano interessare alla gente», dice a Open Brian Brokaw, ex campaign manager di Kamala Harris (Open)

Era in bilico l’asticella fra Kamala Harris e Donald Trump. Ma la radicalizzazione autolesionista dei movimenti americani d’ispirazione anti-occidentale ha spaventato la maggioranza dei votanti. La apatia del non-cambiamento, in continuità con Joe Biden, pure (ha quindi vinto Trump). (L'Opinione)