Le elezioni americane certificano il fallimento mondiale dell’ideologia delle sinistre
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Condividi questo articolo Pubblicità Le elezioni negli Stati Uniti certificano definitivamente il fallimento del modello di governo delle sinistre. Negli Stati Uniti, il Partito Democratico ha perso sostegno in molti stati chiave, con una crescente disillusione tra le fasce giovanili e lavoratrici, deluso da promesse non mantenute o da una gestione percepita come inefficace su temi cruciali come l’accesso alla sanità, il controllo delle armi e le disuguaglianze economiche. (la VOCE del TRENTINO)
Ne parlano anche altri giornali
Qualche indicazione sulle ragioni della batosta subita, gli sconfitti le possono desumere dal voto. Cosa il Democrat Party debba fare per risalire la china in cui è precipitato, non sappiamo. (L'Eco di Bergamo)
Nella società dove è stato lo stesso Trump, e non Harris, a fare una prima ricucitura. I sondaggi preelettorali, a cui dovremo abituarci a non credere, ci avevano detto che sarebbe stato un testa a testa e fatto ritenere possibile che la perbene vincesse sul permale. (il manifesto)
Era in bilico l’asticella fra Kamala Harris e Donald Trump. Ma la radicalizzazione autolesionista dei movimenti americani d’ispirazione anti-occidentale ha spaventato la maggioranza dei votanti. La apatia del non-cambiamento, in continuità con Joe Biden, pure (ha quindi vinto Trump). (L'Opinione)
Nelle riflessioni sulla sconfitta di Kamala Harris si è parlato molto di machismo. No, il problema è che gli americani amano la bandiera ma non le guerre, mettono le spillette patriottiche al bavero della giacca ma diffidano dei guerrafondai, piangono agli alzabandiera ma detestano chi manda i loro ragazzi a morire Oltreoceano. (il manifesto)
E ha ragione", ha detto Sanders. Mentre la leadership democratica difende lo status quo, il popolo americano è arrabbiato e vuole il cambiamento. (La Gazzetta del Mezzogiorno)
Un filo rosso porta dall'esclusione di Sanders alla sconfitta di oggi, dagli errori di Hillary Clinton alla strategia perdente di Kamala Harris (Jacobin Italia)