Giorgia boccia l'intesa. "Logiche da caminetto"

Ascolta ora 00:00 00:00 Si inizia alle nove del mattino a Montecitorio, poi pranzo al Quirinale (incassando il monito del presidente Mattarella: «Non si può prescindere dall'Italia») e quindi si prosegue in Senato fino al tardo pomeriggio. Il consueto tour de force istituzionale del capo del Governo, alla vigilia del Consiglio europeo, stavolta si tinge di tensioni e asprezze fuori dall'ordinario: è il primo vertice post-voto dell'Ue, decisivo per definire gli sviluppi della legislatura. (il Giornale)

Su altri media

Concluso il voto nei 27 stati membri è giunta l’ora del “risiko” per le nuove cariche europee: dopo due settimane di trattative serrate, il Consiglio europeo in corso oggi e domani sarà perciò un momento clou. (ISPI)

La due giorni brussellese per i leader dei 27 Paesi membri è iniziata. Infine, ed è il momento più atteso, dovrebbe arrivare la decisione finale sui top jobs, ovvero gli incarichi ai vertici delle istituzioni europee da assegnare per la prossima legislatura. (Open)

Furiosa come non la si era mai vista e non solo per l’influenza che la rende febbricitante. Nelle aule di camera e senato per la tradizionale relazione alla vigilia delle riunioni del Consiglio europeo Giorgia Meloni non nasconde massima irritazione e del resto se anche ci provasse non ce la farebbe. (il manifesto)

L'invettiva di Meloni e il ruolo dell'Italia

Pare infatti che i “negoziatori” del Ppe, del Pse e di Renew abbiano lanciato un “avvertimento” a Giorgia Meloni: o ti adegui al “pacchetto” presentato dagli sconfitti alle elezioni, oppure l’Italia rischia sui conti. (Nicola Porro)

Non c'è Europa senza È un malinteso: a volte servono delle piattaforme politiche specifiche per agevolare il processo, la posizione comune dei tre maggiori gruppi serve a facilitare il processo. (Secolo d'Italia)

Quella di Giorgia Meloni mercoledì 26 giugno alla Camera, è stata una vera e propria intemerata contro l’Europa «gigante burocratico», «invasivo», «ideologico», da cui i cittadini si stanno allontanando, «basta guardare i livelli di astensionismo», dove prevale la logica «del caminetto» – come si dice in gergo politico quando ci si riferisce ad un accordo tra i capi delle varie correnti – piuttosto che a quelle del consenso popolare. (L'Eco di Bergamo)