Finisce sciopero alla Barry Callebaut, da domani al lavoro

Ultime ore di sciopero nella fabbrica di cioccolato di Barry Callebaut a Verbania Intra. Domani, fanno sapere i sindacati, riprenderà l'attività lavorativa interrotta dopo l'annuncio, arrivato nella mattinata di giovedì 5 settembre, della volontà della multinazionale svizzera di chiudere lo stabilimento piemontese entro il primo trimestre del 2025. . (Alto Adige)

La notizia riportata su altre testate

«Al tavolo è stata ribadita l'indignazione sulla decisione unilaterale e improvvisa della Barry Callebaut di chiudere lo stabilimento produttivo di Intra – si legge in una nota della Fai Cisl Piemonte Orientale –. (La Stampa)

E’ forse anche la ragione da cui nasce la decisione della multinazionale svizzera del cioccolato Barry Callebaut, accolta come una doccia fredda dai dipendenti e dai sindacati. La società ha deciso la chiusura, entro marzo 2025, dello stabilimento italiano di Intra, in provincia di Verbania, ma senza intervenire sugli altri siti di Perugia e Chieti. (DM - Distribuzione Moderna)

Sono a rischio oltre 130 posti di lavoro, lavoratori principalmente di Verbania e dintorni. Leggi tutta la notizia (Virgilio)

La “Manchester del Lago Maggiore” è un vecchio ricordo: a Verbania resiste solo Plastipak

Intanto si registra la presa di posizione di diversi imprenditori che si dicono pronti a rilevare alcuni macchinari e reimpiegare parte dei dipendenti, tra questi Andrea Saini dell’aronese Laica che si dice interessato a valutare il reintegro di alcune figure professionali compatibili con il processo aziendale oltre che di eventuali attrezzature. (VCO AZZURRA TV)

Parole grosse sono volate al termine del primo incontro - interlocutorio - tra il direttore delle risorse umane di Barry Callebaut Italia Alessio Macrì e Alberto Virgili, responsabile dell’ufficio sindacale della locale sezione di Confindustria, e i rappresentanti dei lavoratori dell… (La Stampa)

La notizia della decisione di Barry Callebaut di chiudere la fabbrica di cioccolato di Intra porta alla conclusiva desertificazione dell’industria manifatturiera nella località che sul finire dell’Ottocento veniva definita la «piccola Manchester d’Italia» per gli opifici che ospitava. (La Stampa)