Guerra di ‘Ndrangheta nel Vibonese: “Fatta piena luce sulla strage di Ariola”

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"Abbiamo acceso i riflettori su una cosca di ‘ndrangheta radicata nelle Preserre vibonesi e nel locale di Ariola Gerocarne, già interessato da altre operazioni in passato. Ora abbiamo ricostruito l’assetto attuale dopo i conflitti e diversi omicidi, uno dei quali riconosciuto come la strage di Ariola nel 2003 e l’indagine riguarda proprio il gruppo che prevalse in quel conflitto". E' quanto dichiarato in conferenza stampa dal procuratore facente funzioni della Dda di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, in relazione all’inchiesta che, all’alba di oggi, ha portato all’arresto di 14 persone di cui 13 finite in carcere e una ai domiciliari, con l’intervento di oltre 200 Carabinieri (Zoom24.it)

Su altri giornali

Il prosecco da Torino e lo stocco dalla Calabria erano soltanto scuse: la cosca Maiolo di Acquaro utilizzava l’import-export come «copertura»; in realtà i viaggi per smerciare prodotti alimentari servivano a trovare appoggi per il… (Il Vibonese)

Il prosecco da Torino e lo stocco dalla Calabria erano soltanto scuse: la cosca Maiolo di Acquaro utilizzava l’import-export come «copertura»; in realtà i viaggi per smerciare prodotti alimentari servivano a trovare appoggi per il narcotraffico. (LaC news24)

La strage e’ avvenuta il 25 ottobre 2003 quando sono stati uccisi in un agguato mafioso Francesco e Giovanni Gallace, titolari di un’impresa di movimento terra che stava effettuando dei lavori nella frazione Ariola del comune di Gerocarne, nelle Preserre vibonesi. (Il Dispaccio)

Tredici persone sono finite in carcere e una ai domiciliari nell'ambito di una indagine coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e condotta dai carabinieri del Ros e del Comando.. (Virgilio)

Stocco, baccalà, prosecco, uva. La 'ndrina Maiolo – attiva sui territori di Arena e Acquaro e avente ramificazioni in Abruzzo, Piemonte e Svizzera –, ricostruisce la recentissima indagine della Dda di Catanzaro, si era data al settore enogastronomico. (LaC news24)

Come leggiamo nelle oltre 1’200 pagine dell’inchiesta, “costituiva - per gli inquirenti - un solido e fidato punto di riferimento del gruppo, quale rappresentante degli interessi di uno dei boss della cosca in Svizzera, principalmente per quanto concerneva l’individuazione di clienti disponibili ad acquistare da lui prodotti reperiti in Calabria o Piemonte e successivamente trasportati in Svizzera. (RSI.ch Informazione)