Narcotraffico mascherato da import-export alimentare: le operazioni dei clan delle Preserre vibonesi

La cosca Maiolo di Acquaro, un clan della 'ndrangheta nelle Preserre vibonesi, ha utilizzato l'import-export di prodotti alimentari come copertura per il narcotraffico.

Questa è l'ipotesi su cui sta lavorando la Dda di Catanzaro nell'ambito di un'inchiesta guidata dal procuratore facente funzioni Vincenzo Capomolla e dai pm Annamaria Frustaci, Antonio De Bernardo e Andrea Buzzelli.

Il prosecco da Torino e lo stocco dalla Calabria erano soltanto pretesti.

In realtà, i viaggi per commercializzare prodotti alimentari servivano a trovare appoggi per il narcotraffico. Questa strategia ha permesso alla cosca di estendere le sue operazioni in Italia ed Europa.

Fra gli arrestati ci sono i presunti responsabili della "strage dell'Ariola", un triplice omicidio avvenuto nel 2003.

Le vittime erano i cugini Giovanni e Francesco Gallace, di 41 e 27 anni, titolari di un'impresa di movimento terra, e un loro dipendente, Stefano Barillaro, di 24 anni. Oltre a questo, gli indagati sono accusati, a vario titolo, di rapine, estorsioni, turbata libertà degli incanti e associazione di stampo mafioso.

All'alba di oggi, 200 carabinieri del Ros (Reparto operativo speciale) e dei Comandi provinciali di Vibo Valentia, Reggio Calabria, Pescara, Chieti e Torino hanno eseguito un'operazione che ha portato all'arresto di 14 indagati.

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