La croce giubilare apre la Quaresima a Piacenza
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La croce del Giubileo, sorretta da quattro catecumeni, ha aperto ieri sera, 5 marzo, la processione penitenziale silenziosa guidata dal vescovo Adriano Cevolotto, che ha percorso le vie di Piacenza tra la basilica di San Francesco e la cattedrale. Questo momento, carico di simbolismo, ha segnato l’inizio della Quaresima per la diocesi, un periodo che si apre con il rito delle Ceneri, durante il quale nove catecumeni sono stati iscritti nel “Libro della vita”, ricevendo così il segno che li condurrà al battesimo nella notte di Pasqua. Un passaggio che, per chi lo vive, rappresenta non solo un’adesione formale alla fede, ma una trasformazione interiore, un’assunzione di responsabilità verso un cammino spirituale che si rinnova ogni anno.
Nelle parole dell’arcivescovo Gambelli, pronunciate durante la celebrazione, è emerso un richiamo forte e attuale: la Quaresima è un tempo di riflessione, di confronto con le fragilità umane e di distacco dalle illusioni del potere e della forza. “È un tempo amaro”, ha detto, “in cui si fa strada la consapevolezza di come il trionfalismo e la fiducia nelle armi – quelle materiali e quelle metaforiche – siano spesso solo un inganno, un modo per nascondersi dalla verità”. Un monito che, senza citare esplicitamente i conflitti del presente, sembrava riecheggiare le parole di papa Francesco sui “signori delle tenebre”, coloro che costruiscono il proprio potere sulla violenza e sulla sopraffazione, dimenticando che un giorno dovranno rispondere di fronte agli innocenti e alle vittime.
La Quaresima, ha proseguito Gambelli, non è un tempo che fa rumore, ma arriva in silenzio, con il Mercoledì delle Ceneri, portando con sé un invito alla conversione e a non confidare nella propria forza, nell’orgoglio o nelle ricchezze. Un messaggio che, pur radicato nella tradizione cristiana, si fa specchio delle contraddizioni del mondo contemporaneo, dove la ricerca del successo e del benessere materiale spesso offusca la dimensione spirituale. La Statio penitenziale, aperta a tutti e presieduta dal vescovo, ha rappresentato un momento di condivisione e di preghiera collettiva, in cui la comunità si è raccolta per riflettere sul significato di questo periodo di prova.
La Quaresima, infatti, non è solo un tempo di rinunce, ma anche di crescita interiore, in cui la preghiera diventa un’“arma” per combattere le proprie debolezze e per avvicinarsi a Dio. È un periodo in cui l’esame di coscienza, la meditazione e la conversione continua assumono un ruolo centrale, accompagnati da gesti di carità e di solidarietà. Come ha sottolineato fra Roberto Pasolini, questo cammino verso la Pasqua ci ricorda che, pur nella nostra piccolezza, siamo portatori di un mistero più grande, quello dell’eternità. Un paradosso che si manifesta nella consapevolezza di essere “polvere”, ma anche nella certezza di essere parte di un disegno divino che trascende la finitezza umana.